Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

ra una delle meraviglie della città eter– na i;= « ..• cortigiani vii razza dannata~ - scrivevano poi ai loro principi e re che quelle armi erano « certo inventate dai demoni ». Gli ambasciatori sono pure e ovunque spie. Però il papa - bisogna riconoscerlo - una risposta la seppe. dare una volta. Gli inviati pretende– vano l'immunità non solo per le sedi d'ambasciata, ma anche per i dintorni delle sedi: che non passino, qui davanti e dietro e lontano di qui, neppure una guardia e un prigioniero. Gli inviati di Madrid e Parigi - i due big d'allora - furono sopportati per questa loro ri– chiesta, ma quando ebbe il coraggio di presentarsi per la stessa ragione l'in– viato della Savoia, allora Sua Santità non nè potè più e fece capire: qui a Roma, intra moenia et extra moenia, nelle strade e sui marciapiedi, - se non vi fa schifo - comando solo io e basta; rex in regno suo est imperator, domandetelo a Galilei. il massimo siste– ma è il mio; capito?! uffà! TI povero invi:'.\to della Savoia, non potendo ele– v3rsj e mettersi alla pari con altri col– leghi, dovè restare contento che anche gli altri fossero abbassati al quel modo. Per le strade di Roma passavano con. tinuamente le carrozze signorili e, a volte, si assisteva allo spettacolo di un signore che faceva fermare la sua car– rozza per lasciare il passo a un'altra: l'atto era servile ma necessario in quan– to molti nobili erano scaduti e cerca– vano di sopravvivere con quel mezzo avvilente, pezzente e politico. Però vi era un altro stratagemma provviden– ziale: i nobili passavano i debiti alla fabbrica di S. Pietro e papa Gabella pagava. Povera gente! Il debito dello Stato pontificio era già rilevante al momento di assunzio– ne al trono e papa Gabella l'aggravò; il debito può aggravMsi di più e lui ri– media con l'imposta sul sale; quello aumenta ancora e lui ricorre sul maci– nato e poi sulla carne e poi sul vino: vediamo un po' chi è più duro. E dire che i preparativi militari alla prova ri– sultarono insufficienti! anzi, « Cattive erano le condizioni della sicurezza pub– blica in Roma. La nobiltà e gli amba– sciatori, anche taluni cardìnali, come Antonio Barberini juniore e Carlo dè Medici, si circondavano di armati e prendevano perfino cx-banditi al loro servizio» (2). Giovanni Battista Doni descrisse le condizioni della Campagna romana e dedicò la sua opera a papa Gabella, precisando i rimedi e soffermandosi sui braccianti che scendevano dagli Abruz– zi, Umbria e Marche per recarsi al mercato della mano d'opera; lo storico ufficiale della chiesa, Uidwig Pastor, dovè riconoscere la scrupolosità della indagine svolta dal Doni, quasi invidia– va la meticolosità di un collega supe– riore, perchè la descrizione era tanto esalta da rispondere « ancora quasi in– teramente alle condizioni odierne». Po– vera gente! Barbcrini fecero la proposta al ti– tolare del Ducato di Castro, il duca Odoardo, non di venedere o di cedere, - per amor di Dio! -, ma di cambia– re: la proposta, condita con lauti ban– chetti, faceva sperare nella remissione dei debiti pccunari e nella porpora car– dinalizia - una più una meno - a un giovane farnese, a scelta. r nipoti di un (2) . Pastor. Swria dei papi. Roma. voi. IJ. 293

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