Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

ALl' /TAL/A NEUE TENEIJUE l' Aurora porta l luce D ITEMI, Italiani, evvi empietà mag– giore che quella di versare il san– gue umano, di usurpal'"e e di opprimere con il pretesto della religione? Italiani! Europei! Aprite gli occhi, sbendate il velo che cuopre il vostro intendimento! Si, voi Italiani, salite alfinc alla luce del mondo, udilemt se"nz.apassione, esami– nate le somme infelicità e la degrada– zione in cui vivete da due mille anni, e scorgerete che tutte le nostre infelicità derivano da due cause; e queste sono la tirannia dei sovrani e la maliz.la dei loro partigiani, che con pretesti di re– ligione inondarono l'Europa con l'effu. slone del sanbruC umano ... ». .. Quando mai la nazione italiana per– venlrà ad una saggia cognizione? « Quando mai caderà il velo ch'offu– sca il suo intendimento? ». « Quando mal l'ipocrisia e la super– stizione s'allontanerà dalla nostra na– zione?». Queste parole sono state tolte dallo APPELLO che Michele L'Aurora rivolse agli Italiani nel 1796 (I). Si tratta di un giovane. giacobino italiano, ritenuto molto avventato, estremista dall'odier– na critica schifiltosa. Però Michele l'Au– rora vantava di essere discendente dei signori di Castro, rasa al suolo da San– ta Madre Chiesa, e questo episodio ci da' lo spunto per parlare di un fatlo (1) - I GIACOI.UNI lTALIA"{J, Bari, 1956, \0l. I 292 dimenticato ai nostri giorni. Può anche darsi che la sua antica nobiltà sia stata una millanteria, ma è storia certa la fìnc di Castro, preparata da Urbano VIII e segnata da Innocenzo X. Castro era un ducato, creato apposta da Paolo 111 per suo figlio Pier Luigi Farncsc nel 1537 e tolto agli antenati di Miçhele l'Aurora. Gli anni e i decenni passavano, il ducato diveniva scmp1·e più ricco, ma a Roma il p,1pato passa– va in altre mani; cambiavano i pon1C· fici e Castro faceva sempre più gola. Si arrivò in ultimo a Ur·bano VTll, pa– pa Gabella, che non aveva figli ma ni• poti e due cardinali, Francesco l'. An– tonio Barberini. Si capisce subito che il pontificato di uno zio non è eterno; un papa è qtmsi sempre vecchio, bagna le scarpe, può morire da un momento all'altro e bisogna profittare subito, mungere bene la « vacca dei desideri » per ricavarne quanto più è possibile. I Barbcrini avevano fede e speranza nel grande arsenale fatto costruire sot– to la biblioteca valicana proprio da zio papa Gabella, che si gloriava di questa sua opera anche allo scopo del– l'a1,1ima del commercio, réclame che spinse la nipote cd erede del duca di Urbino a spendere 100.000 scudi in ar– mi e affini. Povera gente! Gli inviati delle grandi potenze capi– rono il debole di papa Gabella e - gli ambasciatori sono pure cortigiani - pn.:venivano il discorso del papa facen– dolo cadere, il discorso, sull'arsenale capace di poter armare subito 28.000 uomini; aggiungevano che l'arsenale e-

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