Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

dotto un'impressione profonda sulla gio,cntù e quando si portarono alla ribaha 01x:re come • Crimc Cl Chilti• meni, • Puissance des Ténèbrcs 1t,• Re. vizor •, l'entusiasmo non fece che cre– scere e cQn esso si precisò e si insediò un certo snobismo per le cose morbo– se, 3lraniere e di morte. Ognuno volle incarnarsi in un Raskolnikof, o in un Chlcstakov. V. Waliszewski, nella sua storia della Lc1tcratura Russa, non è tenero né per Gorki, né per Andreiev, né per Artsi. ba1chev. Egli si esprime in questi ter• mini: • Aspirando alla potenza ed al. l'originalità, essi non hanno fallo che dare un'espressione violenta al tumul– to, alla confusione e al conflitto di idee a cui essi partecipav~mo; esaspc• rancio all'estremo le formule, le parole d'ordine e gli impulsi, che invece cor. rispondevano a questa crisi, contri• buirono così allo scatenamento del ca– taclisma, nel quale, unitamente alla grandezza del loro paese. ogni lettera. tura è momentaneamente affondata 1t. Waliszewski può pensare cosl; egli è libero di stigmatizzare questa delusio– ne. Ma è certo che il suo libro, pubbli– cc1to nel 1921, ha già pili di 20 anni e molti avvenimenti sono venuti a scon– volgere le argomentazioni meschine e pietQse clclle sue idee, avanzate come una profc1.ia , quanto meno, assurda, buffa; lasciamo dunque all'autore i ">uoiscritti! Noi non abbiamo gli stessi motivi per disperarci, né per apprezza. re con quella sua irragionevolezza ciò che la letteratura aveva osannato in quell'epoca con esagerazione cli forma e di pensiero. Tnvcro, la rivQlu1.ione di ottobre aveva portato un nuovo san– gue, un chiarimento nelle forme di e– spressioni libere e liberatrici. 286 M. Ossip, nella sua introduzione alla « Psicologia dei romanzieri nissi lt (una delle migliori opere sull'argomen– to) scrive: • r grandi romanzieri russi nQn sono semplici riproduttori, f.oto– grafi dei costumi della loro epoca: sa– no creatori intelle11uali che introduco– no nella letteratura un nuovo modo di pensare, di considerare la vita e gli uo– mini. Ognuno di essi è dominato da una disposizione di spirito che governa nello stesso tempo la loro vita indivi. duale e la loro vi1a artistica. Attraverso le loro emozioni, i loro sentimenti, le loro idee, attrm·erso le loro gioie, i loro dolori, allraverso tut– ti Questi infiniti moventi, immagini e concetti che portano in loro, essi veda– no il mondo. Conoscere se stessi signi– fica comprendere meglio l'io dei per– sonaggi che essi c1:cano, dei caraueri che analizzano, degli ambienti che evo. canQ ». Artsibatchev resterò sempre, per noi occidentali, uno strano personaggio. Il suo pensiero tragico ci porterà verso l'incomprensibile. E' un creatore come lo sono i suoi confratelli di anima e pensiero, tutti angosciati dai prQblemi della vita, della morte e del compor– tamento dell'individuo fra questi due estremi. E. Armand, nel suo saggio « Le long du Chemin », analizzando alcuni lati dell'opera di Tobtoi per mostrare il motivo principale, l'azione individuale, scrive: • La migliore qualità del profeta della Sah•ezza è In Noi! è la logica1t ed aggiunge: cTolstoi conclude che il solo mezzo di liberazione è il rifiuto individuale cli partecipare agli atti che i governi pretendono dai loro ammini– strati e che appaiono ingiusti e mal– vagi•·

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