Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

lefonti storic~e e "Il~iavolo a Pontelung O ra che-, a seguito delle recenti elezioni amministrative, non laccio più parte dei «Padri coscritti dd Municipio», come con non poca malizia chiamava i Consiglieri comunali l'arguto e spregiudicato cronista bolognese dello scor– so secolo, Enrico Bottrigari, dedico parte delle ore libere recuperate a sod– disfare un.i vecchia aspìn,zione, fìnora mai appagata, di dare una pili organica e razionale sistemazione alla mia biblioteca, che raccoglie documenti rari, taluni introvabili, della storb del movimento operaio e socialista italiano, insieme a . carteggi di eminenti uomini de\1;:i politica, delle lette1·c, della scienza e della cultura. Fra le lettere ne ho p~scata uno di Riccardo Bacchelli, che risale al 1927, nella qu'lle su mia richiesta mi forniva notizie sulle fonti a cui egli aveva attin– to e Si era ispirato nello scrivere il suo romanzo storico «Il Diavolo al Pontc– lungo», h cui rievoca i moli rivoluzionari di Bologna del 1874, che ebbero come protagonisti principali A-1drea Costa e Michele Bakunin: moti ai quali fece se– guilo nel 1876 alle Ass·si di Bolo_;na il cèkbrc processo degli intcrnaziorialisti, che si concluse con una genc:alc assoluz.ìone degli imputati e vide salire sulla pedana dei lè)timo,i, per deporre a favore degli intern3Zionalisti, Giosuè Car– ducci, rnentl'c tra i difenso:•i ebbe alcuni trn i più insigni penalisti del foro bo– lognese: Giusr.:ppc C~nc··i. Giuseppe Barb,mti Brodano I! Aristide Venturìni. Quando nel 1927 u,;;cì « li Diavolo ~I Pontelungo», I"' libertà dì pensiero e di stampa in lt,tlia era rià so1;pressa d:i) fascismo da alcuni anni. Pc1· cui l'appro– vazione di un librn che rievornssc uomini ed eventi di un passato, che il fa– scismo voleva fJre ign:,rarc ai giovani. co,;;tituiva. e ciò indipendentemente dai giudizi e dagli app,ezzamneti che l'autore poteva dare su singoli uomini e su singoli fatti particol~ri, :rotivo di sincero vivo compiacimento per gli opposi– tori del nucvo regime, che si sentivano così incornggiati a resistere e a persi– stc1·c nel loro allegglamento di oppositori e di custodi della grande tradizione di pensic:·o e di libertà del risorgimento e delle lolle politiche e sociali che lo seguirono, n cui si doveva il merito di aver avviata l'Italia ad essere una mo– derna democrazb. li caso vo·le, che n:::llo stesso anno 1927, ad alimentare que– sta fede negli ide:.ili di gimtizia e di libertà, apparisse pure il libro di Nello Ros– sel\i, ,·Mazzini e Bakunln», che proiettò tanta nuova luce sulle origini del mo– vimento oper.1io italinr.o, :1 cui fecero ,;;eguito alla fine dello stesso 1927 «La Storia d'Italia» di Bcneclctto Croce e poi :1 breve dist'..l.nZ<'. la «Storia d·Europa», che Si apriv::-i con il ce 1 cbre capitolo: «La religione della libertà». Come mi ve·1issc l'idea di scrivere a Ricc,i,rdo Bacchelli, dirò in breve. Nel 1926 e 1927 ospitavo in cnsa mia ur.ri giovane studentessa, figlia di amici, Luce Fabbri, oggi espo:-.e:1te della ,::ultura italiana a Montevideo, i cui genitori, Luigi Fabbri e Bianca Sbriccoli, ~I memento di recarsi in esilio a Parigi, di dove poi emigrarono nell'Uruguay, per non aver il Fabbri voluto giurare, come insegnan– te, fedeltà al regime fascist3, vollero affidare la loro figliola, che doveva rima- 280

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