Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

LA SPECIALIZZAZIONE Esistono molti tipi dj specializzazione. Alcune sono favorevoli; una specia– lizzazione di gruppi per compiti pÌ'atici può offrire dei vantaggi; allreuanto, all'interno dei gruppi, e sempre per compiti pratici, uno può preferire il collage e l'altro il ciclostile. E' augurabile che i militanti si abituino a più lavori e ciò li renderà comprensivi per le difficoltà di ognuno di essi ed eviterà loro la routine. E' bene che ognuno possa fare un po' di tutto, per sapere fare, all'in– circa tutto, e per rendersi così cooto del modo come si fa. Questa rotazione è ancora più auspicabile tra i gruppi. C'è, per cQntro, un'altra specializzazione, spesso ammessa e nondimeno inammissibile, tra coloro che sonq etichettati qu3Jj «manuali» e quelli che vengono chiamati « intellelluali ». E' possibile che alcuni compagni esprimano il loro pensiero meglio di altri ed abbiano più facilità. Non è questa una ra– gione perchè i compagni siano pavidi nel c1iticarli o ad esprimersi essi stessi, o permeltendo loro di esimersi da l.:l.vori « manuali». Questa situazione non può essere accellabile che a due condizioni (almeno): a) che i compagni intel– lettuali siano invitati, cortesemente, a prendere una parte di lavoro materiale in quanto possono rarlo e sarebbe ridicolo che dei compagni parlino di anar– chismo se non sanno fare il lavoro della base anarchica. E' evidente che anche sociologicamente dal punto di· vista della psicologia, si creerà una psicologia di persone che pensano ed una psicologia di coloro che fanno il lavoro; b) occor– re che il lavoro intellettuale venga posto allo stesso livello del lavoro manuale. La divisione tra coloro che pensano e coloro che assicurano i « bassi la– vori» non può servire che a mascherare la specializzazione tra coloro che di– stribuiscono le consegne e coloro che debbono eseguirle, cioè tra il capo ed il subalterno. Detta divisione deve essere combattuta con mollo vigore da ogni anarchico, da ogni uomo. John Gill, a questo proposito. si è così espresso: « Prendere decisioni che toccano altri richiede un certo coraggio che è di– « verso da quello di agire secondo le decisioni prese prima. Questi due « coraggi non si trovano spesSO e per molto tempo uniti. Da ciò scaturi– « scono delle conclusioni sulla necessità d'una divisione tra «dirigenti» e « diretti », divisione assai reale in quasi tutte le organizzazioni ed in tutte « le società d'una certa complessità, ma che gli anarchici non possono ac– « cettare come fatale ed Irrimediabile senza cessare d'essere quel che sono ». (Le MONDE LIBERTAIRE, marzo 1959). Insistiamo forse un po' troppo, ma questo punto è importante; basta dare uno sguardo a tutte le organizwzioni rivcluzionaric, sia grandi che piccole, in cuj Vi sono tradizionalmente quelli che eseguono e che sono contenti in fondo di eseguire, nonchè quelli che pensano e che non sanno che significa eseguire. Ciò comporta palesemente una divisione, perchè vi sono due tipi di mentalità, inconciliabili tra loro. Di conseguenza, nell'organizzazione non esiste unità, an• che se essa è formale. (continua) NOIR ET ROUGE 279

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