Volontà - anno XVIII - n.4 - aprile 1965

che pensi fin dove potrà condurlo la sua approvazione con riguardo alla condolta della persona citat3. I ribelli (così come venivano chiamati) erano trattati, nel periodo al quale si riferisce l'e'ìcmpio, con 13più estrema ingius.tizia. Quell'uomo, guidato forse da genero~! impulsi, se fosse stato preso, certamente sarebbe stato condannato a morte ignominiosa. Se egli aveva il diritto di 'ìalvarsi per mezzo della bugia, pcrchè non avrà lo ~tesso dirilto di salvarsi per mezzo della bugia, pcrchè non avrà lo stesso diritto il miserabile accusato di fa!:lificazione che ha meritato il castigo, ma che sente nella sua coscienza la sicurezza di av~re in se Slc:S!:IO inclinazioni e qualit!i che farebbero di lui un membro utile alla società? Non è neppure essenziale l'inclina,donc nel caso supposto. Sempre che esistano quali1à favorevoli, sarà senza dubbio una flagrante ingiusti,.ia da pane della società distruggerle anzicchè cercare i me1.zi per renderle utili o semplici. Se si accetta la concluSione citata, accadrà che, se un uomo ha commesso un cri– mine, la miglior cosa che potrà fare sarà di commellcrne un altro al fine di as!:licurarsi l'impunità ciel primo. Ma perchè, quando centinaia di individui si sono rassegnati ad essere mar– tiri degli incomprensibili principi di una biasimevole sctt.i, l'onotcvolc uomo del nostro esempio non s'è sentito disposto a sacrificarsi in olocausto alla verità? Perchè ha voluto guadagnare alcuni anni di vita miserabile nell'esilio, al prezzo cli una menzogna? Se si fosse consegnato ai suoi persecutori. se avesse dichia– ralo dm•anti ai giudici cc! al paese: «lo, che voi credete fin troppo miserabile e degenerato per meritare la vita, ho preferito affrontare la vostra ingiustizia, ancor prima di rendermi colpevole di falsità. Jo sarei scappato dalla vostra ti– rannia e iniquità se ne avessi avuto la possibilità; però, braccato da ogni parte, non avendo altro mezzo di s;i.lvezza che la· menzogna, accetto con gusto tutto quanto la vostra pcrvcn,ità può inventare, prima di infliggere un affronto alla 50lcnne verità•. Non avrebbe in questo modo onorato se stesso e offerto al mondo un nobile esempio, compensando di molto il male della sua prematura morte? Dobbiamo ::idernpien--sempre al nostro dovere, senza sentirci preoccupati se gli altri lo hanno fallo o meno. Però è giusto riconoscere che non è questo l'oggetto fondamentale dell'ar– gomento in questione. L'import,mte non consiste nel bene che deriverebbe dal suo sacrificio, giacchè esso sarebbe un bene precario. Il gesto eroico, come di- 5gra1.iatamentc è accaduto in casi simili. può anche cadere nel vuoto. L'oggetto della vera sapienza, nel caso che stiamo considerando, è quello di valutare non ianto ciò che si è fatto, ma ciò che si è eviiato. Non dobbiamo renderci colpe\·oli di in!:linccri1à; non dobbiamo cercare di ottenere una cosa desiderabile con mezzi indegni. Dobbiamo prefcri ..e il principio genernle allC' meschine attrazioni di una momentanea debolezza; dobbiamo \'Celere nella preservazione di tale principio un benefico risultato per l'universale bene, che superi i possibili vantaggi che potrebbero derivare dall'abbandono di detto principio. Se le leggi di gravità e di spinta non ci facessero conoscere le conseguenze dei nostri atti, saremmo incapaci di un giudizio e cli una deduzione. Anche per la morale è così. Chi, es– !:lenclosi tracciato un cammino di sincerità, si rende colpevole di una sola de– viazione, intacc!\ l'insieme dcli.i 'ìua condotta, contamina la francheua e la ma- 246

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