Volontà - anno XVIII - n.4 - aprile 1965

lo dico al mio vicine una sgrade\'ole \'Crità convinto che ciò sia il mio dove– re. Credo che sia il mio dm·cre perchè sono sicuro che tende al suo bene:. Il mo– tivo che mi spinge è, dunque, il bene ciel prossimo; se è così, e impossibile che non cerchi di comunicargli lr1 mia impressione nel modo più con\'enicnte per non ferire la sua suscettibilità e per svegliare i suoi sentimenti e le sue energie morali. In conseguenza, b. qualità pili favorevole, che contribuisce a rendere gradita la verità, sorge sponté\ne:imcnte dalla situazione che abbiamo testè con– siderato. D'accordo con i tl!rmini della nostra tesi, b verità va dctia per l'amore che si porta alla stessa. Però l'espressione del volto, della voce, dei gesti, costi– tuiscono altrettanti indici per la coscienza. E' d1mque difficile che la persona con la quale converso non percepisca che non mi anime\ malvagità alcuna, nè invidia o risentimento. J miei gesti saranno disinvolti, in rcla,donc alla purezza delle mie intenzioni (quanto meno dopo alcune simili esperienze}. La mia ,·oce sarà franca, così come vi !-arà calore nei miei atteggiamenti e bontà nel mio cuore. Deve essere un'3nim3 pervcr,;;a per confondere una c~nsura benefica - fatta senza propositi malvagi nè piaceri m.:liigni - col rancore e con l'avversione. Vi è tale cncrgià nella sincerità d! uno spirito virtuoso. che nessun potere umano potrà resistere. Non prendo in considerazione le obiezioni dell'uomo immerso in imprese e finalità mondane. lnfaui, chi non sa che la virtù è migliore della ricchezza e dei titoli, deve essere convinto con argomenti estranei a queste rifles:,ioni. A chi osservasse che è giuste occulbre alcune dolorose verità alle persone che si trovano in particolari situa1ioni (informeremmo una donna gravemente ammalata che suo marito è perito cadendo eh. cavallo?), la maggior concessiOne che possiamo fore è ammettere che, effettivt1mente, non è questo il momento piì.1 opportuno per cominciare a tr3ttare come un essere ragionevole, chi, nel corso di tutta l'esistenza, ha ricevuto il trattamento di un bambino. Però, in ,·ealtà, c'è una maniera di comunicare la verità in tali circostanze, perchè, se così non si facesse si corn~rebbe il ri<:chio che essa potrsse venir conosciuta in modo inopportuno,' sia attraverso re chiacchiere di una domestica, sia attraverso la sincera innocenza di un bimbo. Quanti artifici di ipocrisia, cli finzione e di falsità dovranno essere impegnati per occultare quel doloroso segreto? La verità è destinata, per la n~tura cli cose. ad educare lo spirito alla fcrmcua, all'uma– nità ccl alla virtù. Chi siamo noi per sov,,ertire la natura delle cose ed il sistema dell'universo, creando una specie di delicata libellula sulla quale non dovrà mai soflìarc la brezza della sincerità, ni' abbatlersi la tcmpcs1a della S\'enturn? «Però la verità può risultare a volle letale per chi la dice. Un uomo che lottò dalla parie del Pretendente al trono, nel 1745, si Yicle obblig.:to a fuggire solo quando le circostanze dispersero i suoi compagni. In seguito, si tro\·ò di fronte ad un di:,taccamcnto di soldati nemici che lo ricerc:i.vano per farlo prigioniero; poichè non lo conoscevano cli persona, qu:tnclo lo incontr:lrono, gli chiesero che fosse lui stesso a guidarli nella ricerca del ribelle.' li perseguitato fece del suo meglio per mantenerli nell'errore e, in questo modo, potè salvare la vita». Questo (come quello precedente), costituisce un ca<;o limite. Però la rispo– sta più adeguala sarà probabilmente la stessa. Se qualcuno vuole conoscerla, 245

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