Volontà - anno XVIII - n.4 - aprile 1965

le nouc al <li fuori della comunilà lo– cale, il commercio (...), e ,con randar del tempo, i viaggi e le conquiste mili. lari, produssero in una -certa misura interscambi cd assimilazioni culturali•· Questa vi1a arcaica è ancorata alla terra, ai misteri della fecondazione - nei semi e nelle persone - che vennero venerati attraverso gli dèi della mito. logia, consistente nel culto della vege. tazione, delle messi, dell'amore, della caccia, degli astri e, quindi, delle sta. gioni, etc., insomma: nella fecondazio– ne animale e terrestre. La ci,•iltà, che ha il compito di rea– lizzare l'ideale dell'umanità, è come un distacco dal villaggio arcaico; e questo, quale rivincita, agisce sulla civiltà co– me un freno, il quale può essere posi– tivo e negativo. Ml1mford, a questo pro– posito, cosl si esprime: « Questo pro– lungato isolamento lasciò le sue tracce ed ancora oggi tende ad impedire una più completa unità. Ancora (...) siamo ancorati ad una specie di agorafobia di fronte alla prospc11iva di un mondo aperto. Tut1avia, la cultura arcaica è stata tanto essenziale ed è giunta a s1,abilire le norme per lo sviluppo u– mano in tale forma che esse si sono conservale sino al presente sotto le susseguenti ondate della civiltà'"· Mumford ,;ostien..: che « nè il tempio, nè la chiesa ciel villaggio, legati alla tradi.done profetica che esige il consen. so di tutti, sorgono dal culto per gli dèi domestici•· Persino il «tabù•. che non comporta una sanzione pratica, è come una palcslra di autodominio. La contropartita del tabù - o, in ter. mini aerati, «coazione morale» - Mum. fo1·d la ritrova nella delinquenza mi– norile elci nostri giorni, che egli chiama « spinta ir.s,;:nsata all'azione•. E' la conseguenza del disprezzo nei confron- 1i del ,•ccchio 1abl1 che esalta il rispet. lo ,·erso i superiori, forse versQ il con. sesso degli anziani, a volte verso l'as– semblea locale degli uomini liberi, e li. beri, però legati alle consuetudini». Aggiunge l'autore: « La cultura arcai– ca protesse la razza umana dalle con– seguenze dì simile mutamento [quello imposto dalla civiltà galoppante] tanto raccapricciante nelle sue possibilità per un'epoca che ha prQdotto la bomba a– tomica•· Noi, i «civilizzati•. gli intossicati di civiltà, volgiamo gli occhi alla vita ar• caica, alla fine di ogni seltimana o una volta all'anno, nel periodo delle vacan– ze, quando abbandoniamo la città per stare all'aria .iperta tra le delizie ciel verde. T medici prescrivono ai conva. lcscenti un periodo cli riJ)Qso in seno alla madre natura, lontani dal frastuo– no delle città. « Là - clicc Mumford - ci sentiamo in armonia con la natura che ci circonda e col nostro essere più intimo•· Il contrasto profondo tra la società primitiva ed il mondo della ci\'iltà con– siste appunto nella mutilazione, in que– st'ultima, di gran parte delle facollà dell'uomo. Nella società arcaica pote– vano e scambiarsi facilmente le noti• zie e le occupazioni•· Al con-trario, la civiltà e creò gruppi professionali con compiti permanenti e fissi. Sultani, commer·cianti, eruditi, scribi, ammini– stratori. .. •. Questi « gruppi specializza. ti pratic,uonQ la loro professione con efficacia e brnvurn meccaniche». Ecco, dunque, il grande bivio. La ci. viltà è uguale ad un processo di spe– cializzazione (individualizzazione) che 231

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