Volontà - anno XVIII - n.4 - aprile 1965

cultura, l'uomo, in pochi millenni, pro. dus<;e in sè stesso cambiamenti tali che alla natura sarebbero costati mi– lioni d'anni se fossero avvenuti attnl– ve1·so il noioso prQcesso dell'evoluzione organica». Da quanto detto si deduce che l'uo. mo, animale (letenninato dalla Natu– ra come ogni altro essere vivente, po.s– siede il privileg"io di determinare se stesso. Questo determinismo o autodc– tcrminismo dell'uomo, unito alla facoJ-· tà dell'autocosciem:a, lo distinguono come ! 'unico vero dio. La nozione del– la divinità, che troviamo presso i pQ– poli primitivi e sino ai nostri tempi, non sarà poi lo specchio che restitui– sce all'uomo la propria immagine? L'uomo, essere determinista attivo, non può sfuggi,·e alla causalità cd alle conseguenze che essa comporta. l I principio di causalità serve a tesi differenti e contrapposte. Si appoggia. no ad çsso atei, agnostici e teologi; deterministi passiv! e sostenitori dell'as. solutismo, cd anche i padri della Chie– sa cat1olica che non trovano ostacoli nel far delle concessioni al~ teoria dell'evoluzione. Secondo Mumford, tra il paclolitico inferiore ed il neolitico, si ebbero quel. le scoperte fondamentali che avrebbe– ro successivamente dato la fon.:a per il lancio spaziale della civiltà. Cioè: il lingtmggio, le arti, l'uso del fuoco, le lame affilate e la morale. Nello stesso paleolitico, la vera rivoluzione non con– sistette nella pietra levigata bensì nel. l'addomesticamento delle piante ,nei primi rudimenti dell'agricoltura (con la semina) e, soprattutto, nella casa. L'umanità - che è lo stadio superie> re alla esistenza umana sparpagliata - 230 avrebbe avuti;) inizio in qualche perio– do interglaciale, in « una pausa media. na di abbondanza tropicale». Il mito dell'Età dell'Oro reclama a questo pun. to i suoi diritti: il biblico paradiso terrestre sarebbe null'altro che un ri– cordo dell'età dell'oro, quando anco– ra il lavoro non era una maledizione; il peccatQ originale è la stessa civiltà che capovolge gli scopi della società na– turale. L'umanità s'è vçnuta formando con materia locale, o meglio, il calore del fuoco domestico, reso tale dall'uomo («focolare», cioè casa, viene da fuoco), ancorò l'uomo alla coltivazione delle sue piante ed alla preparazione delle st.:minc. L'addomesticamento degli ani– mali fu una fase regressiva; fu poste– riore e sarà un nuovo invito all'avven– tura nomade per la ricerca di piì.1 e.. stesi e migliori pascoli. Scrive Mumford: « L'uomo arcaico si formò nel villaggiQ neolitico e gli at– tributi della sua cultura Si mantennero vivi sino alla fine del secolo XIX ... Anche oggi i quattro quinti dell'uma. niLà vivono ancora in condizioni ma– teriali simili a quelle del villaggio neo– litico"· Cioè l'umanità è molto lontana dall'essere una realtà. Questa idea fìs. sa è peculiare nel pensiero di Mumford: tulle le lotte, di popoli, razze, classi, religioni, blocchi e continenti, non sa– rebbero che una continua e faticosa e– laborazione dell'Umanità. L'altro polo della tesi è che questo ammassamento umano contiene il pericolo di un tragi. co ed irrimediabile eccesso, giacchè la Umanità può giungere al limite dell'au– todistruzione nel tentativo di realizza– re se stessa. Nel mondo neoli1ico « le emigrazioni,

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