Volontà - anno XVIII - n.4 - aprile 1965

Documenti dcll'auarchismo (Co11tinuaz.lone e fine) Una lettera ine~ita ~i P.Kropot~in a Max Nettlau La « bestia bionda» di Nietzche mi fa ridere. Eppure, grazie a tutla una perfida fraseQlogia, di cui era imbevuta la letteratura dell'epoca (gli anni 1820 e 1830), quei signori - gli esteti - volevano dttrvi a bere che essi rappresen– tavano un tipo .superiore dell'umanità - le perle della razza umana! - e si con– tinua a credere ingenuamente che i detti signori, i quali chiedevano che li si lasciasse abusare dei piaceri (« A m:! i piaceri!» è l'aria del Faust di Gounod), rappresentassero un superiore sviluppo ddl'individualità. un progresso, un de– sideratum. Sino ad oggi, questi vanitosi dell'individualismo hanno avuto per oppositori soltanto il predicatore cristiano che esaltava l'annichilimento della personalità. E così hanno avuto buon gioco. Nietzche, dopo Fourier, è splendido nel demolire il cristianesimo; anche quando all'egoista viene opposto l'allruista gli è facile dimostrare che l'altruista è guidato anche dall'egoismo - mentre lo sciocco egoista è incapace di comprendere il suo personale interesse, simile al re degli Zulù che credeva di « affermare la sua personalità» divorando un quarto di bue al giorno. Bisognava opporre (co<;ì come fece Tchernychevsky) la perfetta egoità - il «realista pesante» di PissaretT, che diveniva capace di beneficare la .società infinitamente, più di quanto ne fosse capace un bravissimo cristiano o comtiano - pur dicendo e sapendo che è guidato sempre dall'egoismo. Attraverso questi brevi accenni è probabile che comprendiate ciò che io intendo per personalismus o pro sibi communistlcum: l'individualità che raggiunge il più alto sviluppo possibile, attraverso la pratica, per quanto con– cerne alcuni bisogni primordiali, nonchè nei suoi rapporti con gli altri in ge– nerale, improntati alla più alta socievol~zza comunista. li borghese aveva affer– mato che, per ottenere lo sboccio della personalità, gli occorrevano degli schiavi, altri cioè che si dovevano sacrificare a lui; il risultato fu il rimpicciolimento dé'll'individualità che è presente nella società borghese moderna. E' questo in– dividualismo? ... Oh, come «l'individualità» Goethe ne avrebbe riso! Prendete pure lo stesso Goethe, questa indh·idualità così marc. :i.ta . Nel caso che avesse dovuto compiere un lavoro in comune, si sarebbe rifiutato? Certamente no. Egli avrebbe fatto la felicità dei compartecipanti, apportando molta gioia di vivere, di pia– cere, di spirito, di brio comunista, socievole. Ed egli, nello stesso tempo, non avrebbe perduto nulla della sua grande poesia personale, nè della sua filosofia: egli, anzi, avrebbe guadagnato, apprendendo un nuovo lato del genio umano (Ecco appunto la sua gioia nel conoscere il mutuo appoggio!), la gioia di godere della natura con un lavoro in comune. Sviluppandosi in questa nuova direzione (nulla d'umano essendogli estraneo) la sua persona e la sua individualità, allo accordo della sua lira si sarebbe aggiunta una corda in più. lo ho conosciuto, 217

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