Volontà - anno XVIII - n.4 - aprile 1965

1.a di odiare, ma non quella di essere vile, nè verso se stesso e nemmeno ver– ~o i suoi pili implacabili nemici. E qui viene a prnposito un breve ritratto del .. carattere• dantesco, schizzato dalla penna di Francesco De SancLis: « Nei tempi civili impariamo a studiare i ge_ ~ti e le parole, a conservar sempre nel– l'aspcllo un'aria di benevolenza; sì che l'uomo, che chiamasi educato, ti fa ben difficilmente un'azione ignobile che u– na scortesia. Dante è più presso alla natura e si maniresta schiettamente. E' un personaggio essenzialmente PoC– lico. Il suo tratto dominante è la forza che prorompe liberamente e con im– peto. La sventura, non che invilirlo, lo ronifica e lo alza ancor più su. Costret– to a mangiare il pane altnii ad accat. tar protezioni, a soggiacere ;i motieggi del scrvidorame, nessuno si è più di lui ~entito superiore a' suoi contem1>Q– ranci, nessuno si è da sè posto sì alto al di sopra di loro. La ramosa lettera, nella quale ricusa di ritornare in patria a scapito del suo onore, nQn solo rivela un :..nimo non inchino mai a viltà, ma in ogni riga quasi ci trovi l'impronta di questo nobile orgoglio ». « Non è que– sta la via del mio ritorno in patria ...; ma se un'altra se ne trovi, che non sia contro la fama, contro l'onore di Dan. te, quella ben volentieri accetterò. Che se per nessuna via di tal fatta si entra in Firenze, in Firenze non entrerò io mai,. (Epistola V all'amico fiorentino). E difatti non ~ 1 i è più entrato, nem meno dopo morto. Quanto ad un giudizio sull'arte di Dante, riteniamo cli non avere solide basi letterarie per farlo; e d'altronde qui nQn sarebbe il luogo. Daremo piut- 210 toslO un bre\'e giudizio trauo dal sen_ timcnto, o per meglio dire eia un senso di libertà obiettiva, senza per questo cadere in mere arbitrarietà. Anche nel campo degli innumerevoli commenti fotti sull'opera di Dante, si spazia eia un estremo all'altro. Si va da opinioni che ritengono la .. Comme– dia• una specie cli libello politico ri– vestito di poesia, una sorta di ven– detta. Dan1e, impolente con le armi, si sarebbe vendicato con la penna; e 3ia pure in modo artistico, ma in fondo sempre banale vendetta di fronte alla storia. E si va ad opinioni che fanno del suo pacma un simbolo di purifica– zione umana, un puro ciclo religioso e morale che sfocia in una perenne im– mobilità della carne e dello spirito, in un decreto •divino» senza più alcuna possibilità d'appello. E' probabile che lo spirito originario della «Commedia», come fu inteso daL l'autore. non sia compreso entro l'uno o l'altro di cotesti estremi. In simili giudizi, e in qualsiasi epoca siano ~ spressi, vi è sempre carenza di senso psicologico. Si trascura, cioè, il tipo umano e buona parte della sua natura psicologica che, inevitabilmente, viene a rine11crsi più o meno prQfonclamen-. te nella sua opera. Dante, psicologica– mente, ru un tipo equilibrato, e di con– seguenza è bene equilibrata anche la sua procluzione artistica. TI forte ca– rattere estrovertito, che ra di lui un uomo vivamente interessato verso i problemi umani, verso .. il gioco delle parti» - diremo con un titolo piran_ dclliano, - tale carattere è altrettanto compensato da un'eguale forza di in– troversione, e che ra di lui un grande

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