Volontà - anno XVIII - n.3 - marzo 1965

maestro o addirittura della burocrazia dei cosiddetti superiori: un attivismo quindi che concepisce la scuola come vita e non intelìeltualisticamente come preparazione alla vita. Un altro cardin~ basilare dei detti programmi è costituito dal principio del– l'individualità dell'educazione: « Muovere dal mondo concreto del fanciullo ... far scaturire dall'alunno stesso l'interesse all'apprendere ... svolgere gradualmen– te le attitudini all'oss~rvazione, alla riflessione, all'espressione ... aiutare in tul li i modi il processo formativo dell'alunno senza interventi che ne soffochino 0 ne forzino la spontanea fioritura e maturazione». L'individualità dell'alunno s1 esprime e si realizza mediante l'inveresse e la globalità. L'interesse non si iden– tifica certamente col bisogno biologico e naturalistico dell'educando, non può nemmeno confondersi herbartianamente con l'attenzione, ma si può e si deve intendere come «amore», verso tutti i valori umani, ideali e pratici. La globa– lità come « psicologia concreta del• fanciullo» esig:;! che « l'intuizione del tutto sia anteriore alla ricognizione analiLica delle parti» e che « il fanciullo scoprc1 a poco a poco il significato delle proprie esperienze, e perciò convi;ene che con lenLa gradualità scopra l'esistenza delle materie nelle quali il sapere scolasticù tanLo più vari.3.m.ente si diversifica, quanto più progredisce verso il sistema e la scienza». La globalità soggettivamente e psicologicamente si esprime nd ritmo sineresi-analisi-sintesi; oggettivamente e didatticamente si attua median– te i cosiddelti momenti della lezione, quali la percezione dell'oggetto, la ricerca del materiale, la sistemazione finale del sapere. Un'altra istanza dei nostri programmi è quella sociale, un'istanza cioè che intende la socialità soprattutto come democraticità, ossia « effettiva e consape– vole partecipazione alla vita della società e dello Stato"· Nella scuola infatti si incontrano i diversi istituti educativi della società, come la famiglia, la chiesa, lo Stato; e, perciò, essa non può non tener conto dell'ambiente in cui si trova l'alunno, anche se questo, quale testo concreto e vivo, vale soprattutto come momento iniziale o punto di partenza dell'opera scolastica. L'ambiente (nella sua accezione sociale, ~u!turale, civile, <;pr1;:iale, temporale, etica) difalli è consi– d~-rato uno dei fal!ori fondamentali dell'educazione. (il complesso dei cosidetti fattori oggettivi) assieme all'io, inteso quale complesso dei fatlori soggeltiv1. L'istanza individuale e quella sociale trovano la loro sintesi nella « forma– zione integrale della persona umana», ovvero nello sviluppo della personalità concepita quale finalità propria dell'educazione e come sintesi di naturalità e spiritualità propria dell'uomo. 11 fanciullo dei nostri programmi è concepito, pur se non sempre coerentemente e con ragioni teo,·cticamente valide, quale e<;ser.;: avente lm'autofinalità, ossia una «dignità» che affonda le sue radid nella spiritualità e libertà. Dal punto di vista più psicologico che filosofico, 1 programmi del '55 si può dire che si rendano perfettamente conto del valore e della limitatezza della fanciullezza quando si strutturano per cicli, i quali, oltre all'insegnamento individualizzato, consentono di evitare aJ massimo il fcno. meno della ripetenza, facendo « aderire il piano didattico alla struttura psico– logica del fanciullo» in modo che « ogni alunno possa giung·ere, maturando secondo le proprie possibilità, al comune traguardo». 183

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