Volontà - anno XVII - n.11 - novembre 1964

stituto• ha valore e riconoscimento giu_ ridico da parte dello Stato diventa « lex • valevole e certa; solo allora av– viene la differenziazione di questo ele– mento comunale dal feudo e dallo Sta– to; solo allora si può parlare di rivo– luzione comunale. A conforto di questa teoria richia– mano il costituirsi dell'autorità conso. laro e potcstarilc, il riformarsi delle classi sociali, il determinarsi dei privi– legi e diritti nel comune. No! la rivoluzione comunale è insita nell'essenza stessa del comunitarismo. Proprio nella vita comunitaria con la sua base di egalitarismo e di liber– tarismo come anche nel carattere pri– vatista elci comune consiste la diversi– ficazione e l'opposizione fra questo e lo Stato. La rivoluzione si opera appunto nella volontà degli uomini di far da sè e da sè organiz1.. arsi senza che lo Stato in– tervenga a dare un riconoscimento al fatto, senza che abbia cooperato a for– mare l'associazione comunale. Solo chi dallo Stato fa dipendere la forza e il valore agli atti umani: nelle sue leggi fa consistere l'efficienza e la sostanza della vita organizzata; nel l'obbedienza alle norme che esso Stato emana l'indice della civiltà; solo lo statolatra non capisce che quei conlrat. ti volontari e privati, quei giuramenti spontanei, quelle libere associazioni, quelle consorterie e unioni di arti e mestieri, erano atti valevoli e certi u– gualmente perchè portavano il crisma della comune volontà che li produceva. Cioè ero una maniera particolare di organizzarsi rispetto alla organizzazio. ne dello Stato, ma vecchio, antico que– sto organizzarsi in comunità quanto il modello della tribù-fratria germanica di cui ne portava l'impronta e ne ripro_ duceva la forma e la sostanza. Era un modo di vivere sociale antico ma rinnovato dai tempi e dallo spirito e dal grado di civiltà raggiunto dalle nuove popolazioni; un vivere sociale estrinsecato dalla concorde volontà de– gli uomini e che perciò trovava la più sicura ed efficiente obbedienza. La rivoluzione. incomincia allora; esi. sie in atto nelle guilde nelle unioni di mestiere, nelle amitas; esiste anche prima negli abboccamenti, nelle riu– nioni e nelle elementari associazioni; si rafferma nell'ambiente come indice di vita e di condizioni diverse e par– ticolari. Il falto di accorciarsi, di associarsi senza che lo Stato intervenga o possa · intervenire a regolare questi accordi, a stabilire le podestà della consorteria, a tutelare gli intenti e le rinalità dei consociati, a imprimere il suggello del la sua presenza nell'organamcnto del– l'associazione, a reggere le sorti deU'lL nione, a rinchiudere le comunità nella stretta della macchina gcrarco-burocra– tica statale, bisogna intendere l'azione rivoluzionaria. li conflitto che in seguito il comune sostiene contro la Monarchia e il Pa. pato è conflitto di vita e di esistenza; è lotta per non cadere nelle loro grin– fie, per non essere agganciato al carro dell'autoritarismo, per non assoggettar– si alla • !ex,. unitaria stabile e coattiva dell'Impero e del Papato. Ciò avviene quando il Comune ha as– sunto la forma di Stato e ne esplica le funzioni; quando si costituisce dentro le mura citladine il principio di auto. rità e l'antica libertà è venuta a cozza. re contro, questo mostro che in breve 653

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