Volontà - anno XVII - n.8-9 - agosto-settembre 1964

un espediente con cui i preti sotlomet– tono i devoti e rendono così un servi– .do nl trono che. a sua volta, ricompen– sa !'altare con un Concordato. Difatli non è divl!rsamcntc spiegabile la politica di. apolconl! quanc!O questi fece il Con– cordato con la chiesa, tradendo i princìpi della Rivoluzione ma non tradendo se stesso, perchè non è rintracciabile una confessione più sincera: « Nella reli– gione io non vedo il mistero dcll'incar– naz.ionc, bensì il mistero dell'ordine so– ciale. La religione riallaccia al cielo un'idea di uguaglianza, la quale imJJe– disce che il ricco sia massacrato dal povero... Quando un uomo muore di fame accanto a un altro che rigurgita di cibo, è im1>0ssibile che egli consenta a questa differenza se non v'è un'au– torilà che gli dica: Dio vuole così; è necessario che esistano al mondo po– veri e ricchi; più tardi, nella vita e– terna, la divisione si ra·rà in modo di– verso». La natura è la materia in movimen– to. una fo1·za che si manifesta nella realtà in maleria vivcnlc. Deslructio unius, gencratio alterius: ecco la vita del gran tutto. della natura; una suc– cessione di esseri che si seguono, si m·,·iccndano continuamente nella vita dell'universo. e che sono dominati da una necessità universale; la natura è, altrove, felicemente definita un magaz– zino universale, un deposito. a cui, ad ogni istante, si soltrae una vita indivi– duale, rimpiazzata da un'altra, imman– cabilmente, per una legge interna e progressiva della natura stessa. In questa sfera naturale deve svol– gersi la vita dell'uomo: è inutile ten– tare di saltare questa sfera, di porsi moralme.ntc per una destinazione ul– traterrena. L'uomo fisico precede l'uo– mo morale: l'uomo morale è uno dei 526 modi d'essere dell'uomo fisico, è lo stesso uomo fisico in una condizione particolare della sua attività. Nessuno è doppio: non v'è un corpo per cui si sarebbe natura. e un'anima per cui si ~arebbe morali. Nè valgono i rimedi spirituali per riordinari una macchina malata, che deve trova1·c i rimedi nello ambito della medicina: « una malattia è per un filosofo una scuola di fisica», come riconobbe Federico II nell'Elogio di L<i Mettric. Difalli La Mcttric svi- · luppò la sua medicina filosofica dietro un'esperienza dolorosa, cioè espose il suo sistema filosofico dopo l'esperienza di una lièvre chaudc. Nt'::resta escluso che l'uomo è, altrcsì, una macchina co– sì strana che di un grande genio ne fa, con una malattia, « un sot ». e che la fermezza di Seneca, con lo sviamento di una vena, la cambia fo pusillanimi– tà. Cerchiamo allora di domare questa forza oscura che è in noi e per ora ci sfugge; lasciamo stare le idee so– prannaturali e distraenti. La volontà non è mai libera, c'è sem_ pre la condizione della volontà, il moti– vo determinante dell'azione: la scelta riceve sempre la spinta dal motivo più pesante. Anche nell'indifferenza c't':: un motivo abulico, ma sempre determi– nante. 1 sia pure di una indifferenza. E il moti\ 1 0 non è in nostro potere, comc i! timore di offuscare la sua gloria trat– teneva Soci-ate, « questo entusiasta del_ la virtù», a non varcare la soglia della p1·igionc aperta. « La nostra vita è una linea che la natura ci ordina <Udescri– vere alla superficie della terra senza mai potercene allontanare un istante "· Chi vuole è condotto, chi non vuole è indotto. E il fatalismo non è danno· so: si ha con esso la toJ.leranza per tut– to ciò che è e non può non essere. Il ciifficile consiste solo nel fatto di saper

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