Volontà - anno XVII - n.8-9 - agosto-settembre 1964

Tullo ciò deve essere molto chiaro per il lellore che abbia seguilo le mie pn:ceclt.:nti considerazioni circa la nalura della giustizia. Se ogni scellino di nostra proprietà, ogni orn dd nostro tempo cd ogni racoltà del nostro intel– letto hanno ricevuto la loro rispettiva dcstin.izione, è evidente che non ci sarà posto per le eventuali promesse. E' indbpensabile procedere sempre d'accordo con i princìpi della giusti,da, anche S-.! abbiamo o meno n,\unto degli impegni. Se ci accorgiamo che un'azione è ingiuMn, dobbiamo astc1lt'rci dal compierla, anche se abbiamo solennemente preso impegno di realizzarla. Se, nel momento di assumere l'impegno, ci siamo ~bagliati o abbiamo mal \'aiutato la promessa, ciò non coslituisce motivo sufficiente per compiere qualcosa della cui natura d.innosa abbiamo successivamente ~wulo coscienza. Ma si obietterà: se non si ~lcbbono assumere impegni o, se una volta as– sunti, non si debbono mantenere, come si reggei-anno i contratti della collet. tività? Si reggeranno senza difficoltà per degli esseri ragionevoli ed intelligenti i quali agiscano appunto come tali. Una promessa sarebbe ceriamentc qualcosa di innocuo se la si intendesse come una dichiarazione di inten1.ione e non esclu– dcs~c i nuovi nspctti che la fattispecie potrebbe in seguito assumere. Però, an– cora nella sua ristretta accezione, è molto lontana dall'essere indispensabile. Pcrchè mai deve supporsi che i contratti della collettività procederanno ma– lamente se il mio simile non conta sul maggiore aiuto che io potrò presumi– bilmente dargli? Se sono onesto, questa mia onestà sarà abbastanza sufficiente al riguardo cd il mio simile non vorrà conta,·e su altro, se egli è ugualmente onesto. Se, invece, io fossi disone:,to, se io non mi sentissi obbligato dalla ra. gione e dalla giustizia, il mio pros:,imo otterrebbe un meschino vantaggio in– vocando un principio fondato sull'errore e sul pregiudizio. Senza contare che, anche qu:.rnclo in casi particolari \i ottenesse qualche vaniaggio, ciò sarebbe grandemente contrastato dal cattivo esempio di un precl!dcnte immorale ... Potrà so<.;1cncrsi che è indispensabile, per le diverse forme di rapporti u– mani, contare, con una certa reciproc.a connessione a carattere permanente e quanto più è possibile, sulla base degli impegni stabiliti. Questa affermazione sarebbe più esatta se dicessimo che e necessario, in ogni caso particolare che nasce da questi rapporti, discernere l'utile o l'inutile, il buono cd il callivo che puù scaturire dalla nostra condolla. Da quanto detto risulta evidente che, relativamente al nostro modo di com– portarci, dobbiamo astenerci il più pos~ibile dal formulare dcli~ promesse o delle dichiarazioni che possano comunque creare una aspellativa negli altri. Agisce erroneamente colui il quale con leggerezza dà l'impressione che adac– tcrà il suo futuro modo dì agire, non alle idee che dominano la sua mente nel preci'ìo momento dell'azione, bensì a quelle che avrà su una data questione in un qualsiasi momen10 precedente. L'obbligo che abbiamo rispetto alla nostra condolla futura consiste nell'agire sempre ed invariabilmcnlc d'accordo con la giustizia, giacchè se abbiamo commesso all'inizio un errore non è necessario commetterne altri. 508

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