Volontà - anno XVII - n.2 - febbraio 1964

essa diventa ancor più rimarchevole per la sua originalità e per le sue acute osservazioni. D'altra parte, la sua attrattiva è molto diminuita perchè egli esplora un terreno già dissodato, prima di lui, abbastanza profondamente dai numerosi anarchici. Per centocinquanta anni le teorie anarchiche avevano costruito un vasto deposito di conoscenze sullo Stato. Nessun individuo, anche se tanto per– spicace come Bourne, poteva, da solo, possibilmente, uguagliare quel secolo e mezzo di evoluzione. Se egli avesse preso lo studio dell'anarchismo contempora– neo, del secolo, come punto di partenza, non si può dire dove sarebbe perve– nuto. Per esempio, la sua analisi sullo sviluppo storico dello Stato - la parte più debole del saggio - sarebbe stata considerevolmente migliorata se egli avesse studiato Kropotkin. Al contrario, Kropotkin avrebbe potuto trarre van– taggio dalla lettura di Bourne sulla guerra: « Lo Stato è Intimamente collegato con la guerra, perchè è la organizzazione della comunità collettiva quando opera secondo una politica, e, l'agire secondo politica verso un gruppo rivale, ha signi– ficato, attraverso tutta la storia, sempre guerra ... Sono gli Stati che fanno la guerra e non le nazioni, ed il pen– siero preciso, quasi necessario, della guerra è connesso con lo ideale dello Stato ... perchè la guerra implica un popolo organizzalo, esercitalo e guidato: Infatti lo Stato ne ha bisogno». La guerra, per Bourne, non è una continuazione di atti diplomatici - bensì « la diplomazia è una gucna nascosta ». « .•. per l'ultima fortezza dello Stato, il potere è politica estera. E' nella polilica estera che lo Stato agisce In maniera più accentua– ta come « mandria organizzata », agisce con il sentimento più pieno della potenza aggressiva, agisce con il pili illimitato arbitrio. Nella politi.ca estera lo Stato è quasi sè stesso. Gli Stati considerati l'uno rispello all'altro, 1>uò dirsi che si trovino in un continuo stato di guerra segreta. L'ARMISTIZIO ARMATO, uno slogan cosi familiare prima del 1914, rappresentava una 1>recisa descrizione del normale rapporto degli Stati quando non erano in r;·.1erra. Infatti, non è su– perfluo dire che le normali relazioni degli Stati sono la !,.'Uerra. La diplomazia è una guerra mascherata, per mezzo della quale gli Stati cercano di guadagnare, con intrighi e sotterfugi, con l'opera intel– ligente del cervello, gli obbiettivi che essi vorrebbero guadagnare, più rudemente, per mezzo della guerra. La diplomazia è usata men– tre gli Stati si stanno rimettendo dai conflitli In cul si sono esauriti. E' l'adescamento ed il modo di convincere adoperala dai tiranni esausti, non appena si rialzano da terra, per lentamente ricuperare la loro forza e per poi incominciare a combattere nuovamente. Se Ja diplomazia fosse stata l'equivalente morale della guerra, un li- 111

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