Volontà - anno XVII - n.2 - febbraio 1964

relazione, la teoria anarchica diventa incomprensibile. Quando no; anarchici attacchiamo lo Stato non vogliamo distruggere la società, oltraggiare gli impie– gati statali, oppure anche demolire le coslruzioni adibite ad uffici. Opponendo la crescita e lo sviluppo della società senza lo Stato all'immi– nente prospettiva della morte universale, con ciò abbiamo dedolto che lo Stato è soltanto un tumore maligno che si può rimuovere dal corpo socble. Perciò noi vogliamo abolire questo potente e viziosa combinazione a mezzo della quale siamo politicamente dominati, economicamente sfruttati e fisicamente messi in pericolo. Per la maggior parie, Bourne è d'accordo con noi. Quanto segue, ad esempio, è una fine analisi anarchica. « Che cos'è essenzialmente lo Stato? Più da vicino noi lo esa– miniamo, ph'.1 mistico e personale esso diventa. Sulla « Nazione» noi possiamo mettere le mani perchè gruppo sociale dd1nito, con attitudini e quantità esatte e tali da significare qualche cosa. Sul « Governo » noi possiamo mettere le mani perchè certa organiz• zaztone di funzioni, regolanti il meccanismo di fare le legg'i e di rafforzarle. L'amministrazfone è un gruppo riconoscibile di fumJo– nari politici, temporaneamente al potere del governo. Ma lo Stato sta come un'idea dietro tutto ciò, eterna, santificata, e da questa il governo e l'amministraz.ionc traggono essi stessi il respiro che dà loro vita. Anche la nazione, specialmente in tempo di gi.:erra - o, per lo meno, la sua classe VALENTE - considera che essa deriva la sua autorità ed il suo scopo dall'idea dello Stato. Nazione e Stato sono scarsamente differenziati, e il pratico e il concreto e l'appa– rente sono affondati nel simbolo. Noi non riveriamo la nostra nazione, ma la bandiera. Noi pos– siamo criticare molto e tanto severamente il nostro paese, ma sa– remo poco rispettosi della bandiera a nostro rischio >l, D'altra parte qualche espressione di Bournc è sconcertante. Egli persisten– temente usa « mandria » sebbene egli spieghi che « non c'è niente d'odioso nel– l'uso del termine ». Egli anche si riferisce occasionalmente alle « clas:;i valenti )> Egli non va necessariamente considerato com un « élitist », perchè è possibile che egli abbia osservato la gente con simpatia piuttosto che con disprezzo. Così, sebbene egli parli dello Stato come « l'organizzazione della mandria» - per agi– re offensivamente oppure difensivamente contro un'altra «mandria,, similmen– te organizzata», - e sebbene mostri come esso « diventi uno stru1ncn10 con cui Ja potenza dell'intera mandria è tenuta per il beneficio di una classe», egli può avere scritto così più per compassione che per disprezzo. Volentieri però è da concederglisi il beneficio del dubbio, in vista della sua opinione che le classi lavoratrici « vivono di solito In una schiavitù industria– le in cui, sebbene apparentemente liberi sono in pratica come una classe legata ad un sistema di MA.CHINE-PRODUCTION i cui strumenti di produzione r.on 109

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