Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963

dipendente. Ma troppo facile e probabilmente ingiusta sarebbe una stroncatu~ ra. Vediamo, dunque, di formulare un giudizio complessivo su Victor Hugo in rapporto a quello che volle essere e, pe1· un certo tempo, apparve. Egli aveva impugnato la cetra ed era salito non suJla torre di a\'orio, bensi sulla tribuna comiziesca. Peuples, écoutez le poètc, J::coutez le rCvcur sacré! Dans votrc nuil, sans lui complète, Lui seul a le front éclairé. Questa luce non fu certo una colonna di fuoco. Di fronte al razionalismo e alla rivoluzione del sec. XVIII, egli si accosta alle tradizioni ghibelline e medioevali, riducendo allo sce11ro e all'infula tutta la poesia della storia. Stanco dì queste, dopo il 1830, 1>ass.1a cantare Monna Libertà, per pas~arc, poi, al culto di Napokone. Diventa, infine, il portavoce delle rivendicazioni po– polari, il gabbiano delle tempeste rivoluzionarie. Le sue trasformazioni politi– che e religiose seguirono i mutamenti della sua personalità, _Nel 1822, quando si dichiarava vandeano e redigeva il Conservateur littèralre, era fanatico del medievalismo e ciel realismo, ma era, come dice Alfred de Vigny « casto come una fanciulla, anche un pò selvaggio; e tullo ciò gli andava bene•· Quando Chàteaubriancl era il suo nume e maestro di moralismo, c'era più unità nel suo spirito cli quando si pose a fare il liberale e a dilettarsi di discorsi grassocci. Ma anche nella sua giovinezza si possono riconoscere i caratteri di vivezza discontinua nel sentire e d'incertezza e mutabilità nel pensare. Chàteaubriand e Lamcnnais furono i suoi idoli, poi Napoleone. Due scrittori eloquenti e un grande attore. Doveva portarlo a sinistra Beniamino Constant. Egli aveva bisogno di profeti e di eroi, come tutti i romantici. Co– me le creature della sua arte sono omogenee, tutte impastate di virtù o di vizi, così il suo atteggiamento verso gli uomini è estremo: o li monumentiz• za o li frantuma con cieca rabbia iconoclasta. L 'esalta:l.ione del primo Napo– leone è parallela alla scarnificazione del terzo. Così verso gli uomini, così verso le idee. Passati i bollori medioevalisti che lo fecero reazionario e per poco non lo spinsero nelle braccia d'Ignazio, lo vediamo passare al panteismo, al deismo, alla religione del Progresso e del– l'Umanità. La immoralità rimase sempre uno dei motivi ornamentali delle sue orazioni funebri, e l'apJ)C'llarsi alla divinità non mancò nelle eruzioni vul– caniche della sua eloquenza parlamentare. Non insincerità, la sua, bensl ne– bulosità di pensiero. La sua è :irte di intuizione. Il pensiero logico e la cultu– ra non la limitano, non la dirigono. Ignorante in filosofia, in religione, nelle scienze subisce gli influssi culturali più cotraddittori perchè la sua mente è essenzialmente letteraria. Questa ignoranza agevola il volo della sua mutevole fantasia. Potrà can- (*) Da Consclenlla, 24 aprile 1926, anno V. n. 17. 518

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