Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963

alJa Corte di Roma, i più alti dignitari si fanno fautori del melodramma pasto– rale, metamorfosi dell'oratorio, nel quale la lotta tra la virtù ed i1 piacere, tra l'anima e il corpo, lascia aperta la scena alla teoria di pastori e di pastorelle in amore, di ninfe e di idee . .il contenuto poetico della tragedia del Golgota si dissecca, si vigorisce nel– le macchinose tragedie, che hanno l'ampollosità, l'artifizio e la pompa del dram– ma spagnuolo e lo spirito della tragedia classica, che invano lo Scamacca cercò di teologizzare. La spiritualità illanguidisce nelle lambiccature stilistiche, nelle imitazio– ni classicheggianti. E quando si legge la Bibbia, il divino, l'eroico, il sublime, non si comprendono. Non Dante, non Milton, ma Gaspare Mortola con la sua Creazione del Mondo, nella quale ricorre insistente l'aulica preoccupazione di esaltare i prì.ncipi piemontesi, sì che la mansuetudine del leone offre il destro di cantare una regina, la bellezza delle margherite, di celebrare una infanta. E i pittori ritraggono con intenzione non troppo caste le figlie di Lot, Susanna al bagno, re Davide e Betsabea, la moglie di Putifar e il casto Giuseppe e si– mili oleografiche tele popolano i salotti delle dame. L'eloquenza sacra doveva essere barocca, poichè il barocco trionfava so– prattutto nell'architettura. Non poteva essere rettilinea, quando l'architettura torceva e contorceva; sbiccava, spezzava, accartocciava. Non poteva essere sguernita quando la decorazione era lussureggiante. Non polc\·a avere accento di verità, perchè la Verità è nuda. L'eloquenza sicchè era retorica gonfia, pcrchè profonda, eroica religiosità, non era nel cuore degli oratori. • Quando tu vedi un predicatore che vuol par– lare sopra i punti di rettorica, e che si sforla nel parlare artificiato con voca– boli d'eloquenza, devi dire che non è semplice dentro pcrchè non parla alla semplice di fuori ». Così Savonarola. I grandi avvenimenti del secolo s'immiserivano nelle meschine epopee. L'as– sedio di Vienna, la vittoria degli imperialisti e dei polacchi sull'esercito turco erano fatti grandiosi, ma apparivano semplici argomenti di attualità a coloro che schicchcravano versi fati i a tutto spiano. L'agiografia illanguidisce, si raffredda. Daniele Bartoli non ha una pagina calda di affetto, chè ogni sua industria è rivolta alla forma, allo sfoggio di pe– regrine espressioni, miniate e rese smaglianti con ben scelte parole. La satira ha il sorriso di Ovidio e dell'Ariosto, ed è spesso condita con sali plautini. Non urla, non sfcrla. Ma i I Segneri? Il suo cuore, certo, era ricolmo di zelo, Ma indugiò anche su Cicerone che gli forniva la sonora rotondità del periodo. TI Segneri, fu, come oratore un po' quel che il Bernini fu come architetto. Il Bernini intuì lo spirito pagano del tempo e vi si adattò, senza eccessive rinuncie; il Segneri capì i ridicoli difetti dell'eloquenza del suo tempo, ma gli pan 1 c, come dice il Tommaseo • debito di 516

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