Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

dai venti e dall'impeto delle onde; oppu. re la bontà oscura che vibra nei momenti terribili delle guerre, nelle tragedie più smisurate, quasi come un monito indefi– nibile a non disperare del tutto, anche in mezzo alle più barbare distruzioni. alle più atroci crudeltà ... E' tale bontà, dicia. mo, che forma il substrato più necessario alle compagini umane; anche se è natu. raie che la quasi totalità di simili im• pulsi generosi rimanga esclusa dalle pagi. ne più « gloriose » della storia. La bontà è un problema nel senso che tutta la vita è, per sè stessa, una intcr• minabilc catena di problemi. Perciò essere buoni è facile e difficile nel medesimo tempo: è una indeterminazione diremmo quasi di natura matematica, cioè che può avere illimitate risoluzioni, tra le quali, però, nessuna ha il potere di definirci as- solutamente buoni. Vi è un aneddoto che racconta di un ragazzo, attento e intelligente, che, per la prima volta, accompagnato dal padre, fu condotto a visitare un cimitero. Per di– versi minuti. senza parlare, il raiazzo tro. vò interesse a leggere le epigrafi lapida– rie. « Papà - domandò ad un tratto - non Ilo ancora trovato la tomba di un cattivo ... ». Il padre comprese e sorrise un po' amaramente. • Figliolo mio, la n:orte ci rende ltuti buoni ... ». « Davvero! E per. cl1è, papà?». Il padre esitò qualche atti. mo. « Per la semplice ragione, mio caro, che si resta immobili per sempre ... ». Se tale aneddoto può avere qualcosa di inopportuna ironia o di irriverenza verso quanti non possono più difendersi, d'altro canto ha sicuramente un certo sa– pore di particolare .. filosofia •• nel senso che l'essere umano, anche se ha possibi– lità di raggiungere vette sublimi, non po. trà mai varcare del tutto il cerchio fer. reo della propria natura e dei propri i- stinti. Nel lungo o breve tragitto della nostra \•ita, tulti siamo stati buoni e tutti sia• mo stati catti, 1 i: chi più chi meno. Ad una simile legge, inflessibile come quella universale della gravitazione e connatura• ta a tutto ciò ch'è umano, nessuno può sfuggire, nessuno può ribellarsi; ed il pen. siero antico non fu certo incongruente quando ad esso balenò l'idea di attribui• re una certa dose di cattiveria pure agli dèi. Perciò La Rochefoucauld, in merito al tema che stiamo trattando, ebbe una • certa » ragione: • Nessuno merita di es. sere fodato per la sua bontà ... Appunto perchè il bene non potrebbe definirsi ta. le se non esistesse il suo opposto, il ma. le; così come l'oscurità • conduce ,. il nostro pensiero verso la luce. Con questo, però, non intendiamo in. fondere malinconie per partito preso, e tanto meno scetticismi irrimediabili. La bontà e la cattiveria, in seno alla storia, non sono idee platoniche: son atti vivi e perenni. Ma sopratutto non bisogna di• menticarc che il bene e il male non ci giungono dai mondi astrali o dal centro della terra, bensì sono prodotti della stes. sa società, dei rapporti, delle condizioni e delle relazioni umane, ed anche, natural. mente, di una certa colpa individuale. Nel senso che seimila anni di civiltà, relativa. mente, non hanno fatto molto per un atti. mo orientamento del pensiero e della so. cietà in genere. Gian Giacomo Rosseau sosteneva che « ogni nuova generazione è una nuova on– data di barbari che si riversa nel mondo •· E finora la storia, purtroppo, gli ha dato abbastanza ragione. Ma chi finisce col rendere barbara la generazione che at• tualmente, ignara e fiduciosa, sta giocan– do nei giardini d'infanzia? Certamente gli adulti dell'oggi, sempre ravvolti da un 391

RkJQdWJsaXNoZXIy