Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

girone dantesco d'isti.nti e d'idee fisse, CO- 1ormcntato degli scrittori cristiani - det– mc in una bufera « che mai non resta•, tò egli stesso, inconsapevolmente, il suo nella quale, sicuramente, i bambini del- epitaffio: • Non vi è che una sola trisrez.. l'oggi diverranno i barCari di domani... w: q11ella di non essere santo• (1). Ma è Possiamo essere d'accordo sulla consi- una verità incompleta, o meglio irraggiun– dcrazione che la bontà assoluta e il IO• gibile (quando non si tratta di una par– lale annullamento di ogni cattiveria, cer- ticolarc nevrosi di carattere, per così di– tamcnte sono mete ideali; ma un traguar- re, morale); poichè la santità, come l'idea do futuro ove avranno fine le più sfaccia- platonica, diviene pura astrazione se pri. le e immense tragedie collettive, e quindi ma non si permea, e durevolmente, di una la possibilità di raggiungere un grado più buona dose di ragionevolezza. Questa, da elevato e più vasto di bontà concreta, sola, può essere sufficiente per salvarci in non Si può pensare come una pura utopia, questo mondo, e potrebbe benissimo es– qualcosa di irrimediabilmente s~rduto sere il mezzo migliore per divenire santi... nelle remote lontanan1.c del tempo. Un nell'altro ... se lo troveremo ... benessere dello spirito e del sentimento, Tuttavia può sempre insistere, nelle la– sia pure relativo, ma duraturo, è ancora tèbre del nostro animo, il sentimento che possibile. )a vera bontà non può essere altro che Sì, è pure alquanto difficile classificare « inconscia•· E il pensiero ritorna a quei luttc le sfumature che può asswnere il due poveri scolari sperduti nella silente bene, e tulle le profondità che può rag- bellezza degli Appennini: l'uno che non giungere nell'animo delle collettività e del sapeva di essere buono, e lo era grande– singolo individuo. La bontà è una for.ta mente; l'altro che non voleva rimanere a. talvolta possente, ma sempre estremamen. nalfat-eta, poichè intuiva che il sapere, ben te delicat.i. che può essere infranta da u- compreso, può rendere buoni e liberi. na caparbia deviazione del pensiero, da una infeconda cocciutaggine del sentimen– to, o, addirittura, da una stupida e bana– le interpretazione delle cose e degli atti umani. E 1ralasciamo, per non ra1tri– s1arci troppo, il •destino• della bontà quando essa è travolta dalle sataniche « volontà di potenza•, dai miti sanguinari che possono avvelenare interi continenti. Il bene è un problema certamente mol– to difficile per porlo nella sua esatta e– quazione. Ma, come avviene nel campo puramente matematico, si può avere la possibilità di arrivare a risoluzioni al– quanto approssimate. E con queste si sa– rebbe, praticamente, ottenuta una vitto– ria, poichè non si tratta di divenire san– ti. ma semplicemente ragionevoli. Léon Bloy - il più disperato e il più 392 MARIO DAL MOLIN (t) Léon Bloy. unilo a Char:es Peguy, for– mano la coppia pili sconcertante e psicologica.. mente interessante del moderno pensiero eri– s1iano. Scettici e tcnacemer.te credenti al tem– po s1esso: sempre in lott;;i con1ro se Sl<'ssi e contro 11 prossimo. la loro ,•ita fu un continuo entusiasmo unito ad una costante disperazione. Citiamo, come esempio particolare, un tormen– tato passo del 131oy, tratto d:I una sua lettera ad Ernesto Hcllo. dell'aprile del 1880, quando la sua amica, Anna Maria Rou1ct, con la quale convi\·c,•a, sta\'a per di,·enirc paua. « Oggj, lu• nedl, per la prima ,·olla dopo tanto tempo noo ml sono comunicato e non ho ttcllato una sola preghiera. Non riesco a trovare In mc che Il risentimento più amaro e feroce conlro un Dio così duro e ingrato •·

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