Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

cità: il premio sicuramen1e colse nel se– gno, ma, nel medesimo tempo, lacerò qualcosa d'indefinibile. li premio sconcer– tò l'animo semplicissimo di quel piccolo montanaro. Come! Quale al.ione straordi– naria poteva mai essere quella di caricar– si suJle spalle un debole raaazzo deside– roso di apprendere, per lui, cosl robusto, anche se il suo cibo quotidiano consiste– va in prevalenza di pane scuro, di latte e formaggio? Non riusciva a comprendere il percht di una simile fortuna, di un si– mile privilcaio, aiacchè, in fondo, lo con– siderava un atto di semplice dovere natu– rale. cosl come è del tutto naturale pn> teggcrc od aiu1are un fra1ello minore, la sorellina, un amico ... Il premio, pur es-– sendo stato giusto, lacerò appunto un non so che di vera innocenza, di splendi– da semplicità d'animo: quel povero ra– gazzo sape"a da quel momento di essere buono, e che la sua bontà era già nota ad un intero mondo. Tuttavia nel suo stupore, nel sorridente imbarazzo dei suoi gesti e del suo sauar. do, di fronte a chi lo premiava, pareva volesse istintivamen1e dffendere la sua na– turale cd inconscia bontà. Tentava di ri– trarsi con una vaiia dolcezza e sembrava piuttosto chiedersi perchè non fosse sta– to premiato anche' il suo povero compa. gno paralitico. Difat1i se questo non aves– se a,'uta nessuna voglia di studiare, a– vrebbe Potuto benissimo, sia pure senza una chiara consapevolezza del suo rifiuto, presentare il prc1es10 della sua infermi– tà. Anch'caU. dunque, aveva un grande merito e dava prova di una profonda pa. zienza, di un continua sacrificio. Anche ques10 povero ragazzo, inconsapevolmen– te, era veramente buono. La vera bontà nasce dal sapere e dalle profondità del sentimento; e, come tale, è una virtù squisitamente umana, cd è più 390 genuina quanlo sono maggiori le dil– ficollà che si oppongono alla sua estrin– sccaz.ione. Inoltre, esiste una bontà col– lettiva, che è un'integrazione delle bontà individuali. E questo avviene quando ra• gione e sentimento raa:aiungono un grado di parallela potenzialità. Un miliardario che offre in beneficien– za duecento o trecento milioni, è ben lon. 1ano dall'eguagliare - come significato e come sacrificio - la bon1à di un poverac. cio che abbia in tasca soltanto mille lire, e che tuttavia trova il sorriso e la volon– tà di dividerle con un altro più disgrazia- 10 di lui. Il primo non compie certo un gesto disprezzabile, anche se, sotto un certo aspetto, la sua azione munifica può considerarsi una doverosa restituzione. Ma il gesto del secondo è ben più significa– tivo: forse sarà ancora egoistico nel sen. so slirneriano, ma sicuramente richiede una rivolta verso i propri istinti ben più possente di quanto non sia quella del pri– mo, il quale, dopo tutto, ha il suo • be– nessere• sempre garanti lo da qualche al. tro milia.rdo. E' facile essere buoni, o per meglio dire compiere qualche allo di bontà, quando si è favoriti da elevate posizioni sociali, da un ambiente fastoso, da cospicui mez.. zi economici o di fortuna in genere. Non solo, ma su certe vette sociaJi l'allo di bontà, per forza di cose, si pone più in vista e può rendersi noto anche agli an– tipodi. E' la bontà semplice, silenziosa e pur cos\ gravida di sacrifici e di rinunce, che si s,•olge nei meandri anonimi e nelle strade inospitali delle grandi metropoli nella laboriosa immensità delle campagne, nei villaggi sperduti tra i monti impervi negli abissi tenebrosi delle miniere, ove la morte è sempre in agguato; sui mari in– fidi, entro i pescherecci e le navi sferzate

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