Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

fabbrica, in termini di l)Oesia sociale). borghesia, la nuova classe dirigente, che Visconli non riesce a continuare quel sin dal suo esordio, si rivelava avida e discorso inizialo, in Senso, sui savoiardi \'Olgare. ri,·estita di liberalismo e di pa– e sul Risorgimen10 in termini \'eramente temalismo, mentre nasconde nel seno il storici. Cioè Visconli non sa darci nicn- serpe reazionario; oltre alla tematica ri– lc di più che la solita narrazione di ti• sorgimentale nel suo complesso. Figure Po romantico, che è in \'Oga presso le tipiche di questa nuova classe dirigente nostre scuole. E' vero eh.:, 11c] dialogo, sono: Tancredi e il Sindaco, don Caloge– fanno capolino anche delle citazioni cli ro Sedara. Visconti presenta il primo dei La Masa e di Crispi, però non si riesce due con tutta la sua vitali1à arrivistica. a comprendere bene, lo scopo; come ad E fa t-ene anche perchè ancora oggi, esempio non si capisce che cosa voalia questo senso di arrivismo si è accentuato dire quel soldato morto nel giardino. Ri- specie nei giovani che sono spinti dalla tengo poi che lutto quello che di storico- società in cui vivono a calpcslarc tutti politico c'è nel film è stato detto mala- quei valori morali che una sua società mente: Basli rilevare che quando c'è pur dovret-bc avere. da parlare sui contadini che chiedono le Don Calogero Sedam non differisce riforme e sulle relative occupazioni delle molto da Tancredi; solo che bada piutto– terre, il regista cambia discorso. sfo a consolidare la propria posizione in Il Risorgimento, inoltre, è visto soltan- seno alla nuova società, che si è crea– to convenzionalmente, tanto da apparire ta dopo la • rivoluzione• garibaldina, ri– nddiri1tura ingenuo: vedi Tancredi che velando di volta in volta tutte le bassez– va..... alla • rivoluzione• in calesse, i ze del proprio camttcrc affaristico, cor– fatti di Bronte e di Aspromonte. f\aluralmente tutta una serie di sce– ne molto interessanti come spunto, man– cano di quella •grinta• narrativa ed e– spressiva che pur ci si dovrcbl-c aspct– iarc da un regista di avanguardia, come il Visconti. Ricordiamo, in ultimo la sc– quemrt finale del film (il lungo ballo, in cui si dovrebbero 1irare le somme per nr. rivare ad una conclusione), che nonostan te la buona fusione stilistica, non riesce a cogliere che gli aspetti esteriori di u– na cla.sse che, fino ad allora, aveva te– nuto le redini della vita pubblica (aristo. craiia), e dell'altro che sta per sostituir– la (borgliesit1). I temi che J>Ote,•ano ben essere s,•ilup– pati non mancavano. Dalla figura del ai– gantc • Gattopardo», rapprescntnntc di una clnsse che stava ormai per pcl'Clcre i suoi privilegi, all'entrata buffonesca della 446 rotto canagliesco. Infine penso che risalii alla mente del– lo spettatore il fatto che Visconti abbia trovato nel principe Salina un filone del– la sua personalità: il modo di pensare del principe Salina, qucslo miscuglio di lucidità politica, di razionnlismo e di pi– grizia, è in parte anche del regista; solo che mentre il pcrsonaaaio vede nei suoi pupilli la continu;wionc della •casta» privilegiata l'altro, da uomo di cultura impegnato, vede nel proletario il prota- aonista della storia. In conclusione Viscon1i ha tratteggia– lo molto bene alcune rigure del film, mentre altre le ha tenute completamente in ombra; è venuto cosl a mancare quel– l'analisi profonda cd acuto che ci sarem– mo aspettati da un Visconti. (1. occi)

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