Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

uerale contro gli interessi particolaristici delle classi dominanti. La nuova umanità che si affaccia al cosmo non può essere organiu.ata per l'egoismo e per il potere di ristretle minoranze ma per il bene e per l'evoluzione di tutti gli umani. La vita di Galileo sembra riassumere e personificare il travaglio del nostro tem– po. Prendendo le mosse dalle sue scoperte astronomiche si fece apportatore di nuo– ve verità e di 11nnuovo me1odo di conoscenza che urtavano contro la muraglia di pregiudizi, entro cui si diballevano plebi ed accademie; ma non prese coscienza del– la antitesi fra il n:wvo mondo ch'egli annunciava e la vecchia società. S'illuse, inge• nuame11te, elle le classi dirigenli potessero accettare le dimoslrazioni della scienza contro le rivelazioni della fede e che, di fronte ai fatti dimostrati, rinunciassero ai pregiudizi elle puntellavano il loro potere. Fu così ch'egli si affannò a far valere le sue dimostrazioni presso prìncipi e prelati nell'intento, vano, di far passare la scien– za per le porte del ~anr'Ufficio. Prima di lui, Giordano Bruno affermò la nuova con– cezione di vita senza poterne dare le prove, ma ebbe la coscienza dell'antitesi fra il vecchio e il nuovo mondo e ruppe decisamente con la società dando at suo pensie– ro un chiaro significato rivoluzionario. Chiuse la sua vita tra le fiamme del rogo vol– gendo le spalle al crocefisso che gli veniva porto. Galileo, che potè vedere coi suoi occhi le veritil di Giordano Bruno e le ipotesi di Copernico, non seppe vedere la loro inconciliabilità con i sistemi imperami. Così oggi, l'idea unitaria dell'uomo nel mondo che dalle imprese spaziali riceve m1 grande impulso chiede - e si affanna - di essere accolta e realizzata entro il si– stema imperante degli Stati e dei poteri costituiti. Il principio dell'interesse generale che caratterizza la coscienza del nostro tempo, anzichè contrapporsi alla società dt classe organizzata per l'interesse di minoranz.e _vrivilegiate, si affida a queste stesse minoranze, ai loro stali e ai loro governanti. I primi assertori dell'interesse generate contro i privilegi ed il potere dell'uomo sull'uomo capirono l'antitesi fra tale prin– cipio innovatore e la vecchia società con la quale ruppero decisamente, facendosi rivo– luzionari anarchici e socialisti. Oggi che lo sviluppo tecnico e scientifico offre i mez– zi per realizzare quelfa società universale senza confini e divisioni di classe vagheg– giata dai primi internaziona'listi, oggi che l'internazionalismo e il socialismo sono nelle cose, abbiamo perso di vista ciò che realmente impedisce il loro realizzarsi: l'organizzazione del potere e del privilegio. Il primo soggiorno di Galileo a Roma rispecchia un po' l'equivoco in cui navi– ghiamo oggi. Egli infatt; fu accolto con i massimi onori dall'alta società romana col suo contorno di gesuiti e di cardinali; fu ascoltata con riverenza l'esposizione delle sue prime scoperte astronomiche, delle nuove stelfe da esso vedute e dei loro movi– menti; il suo telescopio venne usato dagli stessi gesuiti che coltivavano gli studi a– stronomici; Jutto fece credere che le nuove verità trovassero favore nelle massime autorità del tempo. Ma egli non s'avvide del modo e della misura con cui venivano accolte: nella misura cioè in cui servivano e si inquadravano nello sviluppo della navigazione e della tecnica che era alta base del loro potere. Le autorità accoglie– vano in tal modo e si occupavano dei nuovi problemi particolari che trattavano se- 386

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