Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

sione della Reichswehr e gli effetti di disintegrazione morale provocati dal caotico e capitolardo comportamento delle sfere dirigenti della sinistra, in Sassonia si ergeva ancora nel gover– no dei consigli operai l'ultimo ba– luardo agli attacchi del capitalismo mi– litare delle « brigate d'acciaio• dei ge– nerali Gradnauer e Hamisch. Quando pochi mesi dopo Heinrich Brandler, il leader comunista della Sassonia occi– dentale, avrebbe commentato con l'on– r.:ivcggcnza del postero (e con la dop. piezza connaturata ad ogni giustifica– zionismo storico) gli ultimi fatti della rcsistcn1.a Sassone, avrebbe con incon– sapevole finezza sociologica, visto nei prot:1gonisti di quelle giornate dispera– te gli «ultimi hussiti », gli credi delle rivolte contadine di Thomas Milnzer ( 16) rispetto ai quali, evidentemente, egli non si rendeva conto di far la fi. gura del «Lutero• e in Max HOlz l'in– carnaziònc dell'c aus-der-Reihe-tanzen•, colui che danza • fuori della fila • e che per forza era destinato a fallire. In verità era successo questo: alle minacce della Reichswehr di invadere la Sassonia se Max HOlz non avesse cessato la guerriglia (con la quale e– gli intendeva alleggerire la pressione esercitata dalla Rcichswehr sulla Ruhr) Brandler aveva risposto a nome della KPD nel mese di marzo e fino nei pri– mi giorni di aprile con uno sdegnoso rifiuto di cedere al ricatto col quale si tentava di giustificare la invasione del– la Sassonia, allora, sotto il controllo dei consigli operai guidati da una commis– sione paritetica della SPD, della USPD e della KPD. Il IO aprile 1920 Brandler firmava insieme con i rappresentanti della SPD e della USPD Fricdel e Ku– hnt, un ordine del giorno col quale si 416 invitavano gli operai della Sassonia a cessare lo sciopero generale di protesta contro la minacciata invasione militare della Sassonia. Quel medesimo· gior– no vedeva le truppe degli elmi d'acciaio entrare trionfalmente senza colpo feri– re in Chemnitz. Max HOlz, che si era spostato con le sue brigate operaie ver– so il nord per continuare la resistenza veniva solennemente espulso dalla KPD per infrazione disciplinare. Brandler in– tanto vergava il suo libello giustifica– zionista rigettando la colpa della capi– tolazione inerte di Chemniz, sui rappre– sentanti socialdemocratico e indipen– dente del comitato esecutivo del con– siglio operaio che avevano sottoscritto l'accordo di non resistenza che egli stesso aveva firmato. Non era un puro caso che l'ultima grande azione di resistenza del prole– tariato tedesco (la azione di marzo del I921 non sarebbe staia che uno sterile tentativo della III Internazionale di giustificare in extremis la sua diagno– si errata di una situazione rivoluziona– ria nel proletariato tedesco che onnai anelava, come diceva Radek, alla pace, fosse pure la pace della sconfitta) por– tasse la sigla di un militante libertario della cui leggenda si doveva impadro– nire l'apologetica delle istituzioni della sinistra tedesca cornuni:;.ta: KPD e KA PD, che al terzo congresso della III I□temazionalc si sarebbero gelosamen– te disputate la tessera di iscrizione di Max HOlz ( 17). LARI.O FINALE (16) Cfr. H. Brn11dlcr • J)ic Aktion gcgen dcn Kapp-Putsch in Wc:stsachscn, Bc:rlin 1'1:.10. (17) Cfr. il già citato Protocollo del llI Congresso della III Jnternazlonale Ma:it Hòl~ fu forse: l'unico •anarchico• che eb'l~ l'ono– re di una celebrazione in piena assise dc:Jla lii Internazionale.

RkJQdWJsaXNoZXIy