Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

fra l'anarchico ed i movimenti operai. In Umanità Nova (dal 26 al 28 ottobre del 1921) apparirono tre scritti, col titolo « Gli Anarchici nel Movimento Ope– ralo», ct.ei• t}uali non posso non segnalare alcuni passi: « ... Però, a caus'à del no– stro spirito di critica e della nostra incontentabilità congenita, non abbiamo ri– conosciuto sempre il carattere speciale, le necessità irnprescintibili della lotta operaia, combattuta, naturalmente in regime borghese, non abbiamo saputo conciliare la tattica nostra di anarchici con quelle necessità ed abbiamo eser– citato un'azione sconnessa ed incerta col risultato di non avere esercitato nel movimento una influenza proporlionata alla superiorità delle nostre idee ed al nostro spirito di iniziativa e spesso di ve'dere sfruttato da altri il lavoro inizia– to da noi». Malatesta riconosce le difficoltà del rivoluzionario in una organizzazio– 'ne « fatta per difendere gli interessi attuali, immediati degli operai, in un regi– me di proprietà e di salariato », ma stima che è il campo più propizio per pro– pagare le nostre idee. E' vero che « il più deciso rivoluzionario deve subire il metodo riformista che è quello di conquistare poco a poco dei miglioramenti, che poi si perdono tutto d'un tratto quando le cause persistenti del male so– ciale, cioè, il profitto e la concorrenza capitalistica, menano alle ricorrenti cri– si di disimpegno e sorge il pugilato per il pane fra gli stessi salariati». « Tuttavia - dirà più avanti - è consigliabile, è utile, è possibile per gli anarchici restar fuori dalle organizzazioni operaie, o parteciparvi solo passiva– mente, semplicemente in quanto sono operai che hanno bisogno di lavorare e non vogliono fare i crumiri. A me sembra che sarebbe una sciocchezza, che am– monterebbe in pratica ad un tradimento alla causa rivoluzionaria, o più gene– ralmente, della causa del progresso e della emancipazione umana». « Le organizzazioni operaie per la resistenza contro i padroni sono il mez– zo migliore, forse l'unico accessibile a tutti, per entrare in contatto permanente con le grandi masse, farvi la propaganda delle nostre idee, predisporle alla ri– voluzione ..» « Fuori delle associazioni operaie noi possiamo fare la propaganda orale e scritta. organizzare gruppi di studio o di azione, pagare di persona in tutte le occasioni, ma resteremmo sempre impotenti a dare un indirizzo nostro agli av– venimenti, ma dovremmo accodarci agli altri, offrirci agli altri, i quali sfrutte– rebbero il nostro lavoro ed i nostri sacrifizi per fini non nostri, anzi contrari ai nostri». « Dunque, a parere mio, gli anarchici dovrebbero penetrare in tutte le organinazioni operaie, farvi propaganda, acquistarvi influem.a ed accettare in esse tutte le funzioni e tutte le responsabilità, compatibili s'intende, con la loro qualità di anarchici ». « Vi sono dei compagni i quali considerano l'anarchia come un ideale di perfezione individuale e sociale che si realizzerà, forse, fra qualche migliaio di anni, e credono che tutto quello che v'è da fare, oggi, sia il tenere la fiaccola 405

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