Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

sugli investimenti, sullo smercio della prodµzione, sulle opere sociali, etc. Per concludere, rileviamo che, allorquando si parte, a scopo rivoluzionario, con degli schemi semplicistici, rigorosi cd oltranzisti, essi vengono abbandonati presto al contatto con la realtà e ciò a profitto di atteggiamenti improntati ad un empirismo di corta durata ed a profitto cli una sopravvivenza inutile e de– formata dei vecchi schemi. Cosl la massima pianificazione centralizzata del 1917, che seclussc per la sua caratteristica di formidabile validità posta in essere dal– l'intermediario della dittatura (del proletariato) a sen-izio del proletariato, è stata giustamente abbandonata a profitto d'una autonomia, d'una decentraliz– zazione. Soltanto che questa autonomia non viene esercitata dalla classe ope– raia, ma dai dirigenti di fabbrica. In Francia si otterrebbe, presso a poco, il me– desimo risultato, se si liquidasse la piccola proprietà e se il capitalismo e illu– minato • andasse al potere. Potrebbe, forse, essere un miglioramento, ma dove sarebbe la rivoluzione? I consigli operai, l'autoges1ione, la pianificazione sindacale, a nostro avviso, sono degli schemi utili; non sono però delle formule magiche che creano una volta per sempre la rivoluzione. Che anzi può capitare che un potere collettivo sindacale si proponga e cerchi di trasformare il proprio potere in autorità e di estendere questa autorità qua e là. Come risolvere il conflitto? A mezzo del di– ritto che e è proptio degli uomini »? Ed ecco che si pone il problema di una giurisdizione. A mezzo della fonna, che è a noi e comune con le bestie»? Ma il diritto non è esso, anche sovente, un semplice paravento delle forze che presu– me di negare? Nel secolo X[X s'è preteso di sopprimere la forza ed alcuni, per sopprimer– la, hanno anzitutto voluto concentrarla: dalla e monarchia • all'anarchia. Orbe– ne, il problema, dopo avere annientato le forze reazionarie preesistenti, non con– siste nel soppnmere la forza - il che è un'utopia -. ma di frazionarla e di rico noscerla per meglio utilizzarla. Bisognerà riflettere su ciò se si vuole evitare di caclcrc nello stile « fronte democratico per la repubblica•, in cui i soli che ab– biano una idea coerente di trasformazione sono i sostenitori di una nuova re– pubblica, meglio adattata al e cittadino• in generale cd alla e realtà• indu– striale in particolare. Ciò che noi osserviamo è che attualmente, sia in Russia che in Polonia, in America ed in Inghilterra come in Francia, la maggioranza dei produllori è certamente trattata (non da oggi) con un minimo di rispetto materiale e che la frattura sussiste, che il meccanismo sociale è sempre nelle mani di una classe, mentre le altre classi sono poste in disparte e tenute a ba– da e trastullate dalla radio, dalla T.V., dal cinema, dalla stampa etc. che le demoralizzano. E ciò a poco a poco viene compreso; resta soltanto da sapere se la lotta deve continuare con gli stessi metodi, con gli stessi errori, con i medesimi compiacimenti iniziali. PIERRE VIDAL (Da ROUGE cl NOIR, n. 24 (maggio-giugno 1963). Trad. 0. S.). 402

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