Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

ghilterra). Può djrsi però che, in detti due casi, lrattasi più dell'estrinseca.uone del diritto, anzichè dell'elaborazione del diritto in sè: l'estrinsecazione è il pro– dotto delle leggi o della giurisprudenza dei tribunali, mentre l'elaborazione è il prodotto della classe che si esprime attraverso lo Stato. Ma non è soltanto la classe al potere che formula un diritto; ogni gruppo sociale, che abbia una certa coesione, formula anche il suo diritto, jl diritto consuetudinario, l'insieme d'usi e di "'ricette per vivere ». II diritto, pertanto, non è unicamente un fenomeno esistente presso la classe al potere, nello Stato, ma esiste anche, più o meno informe, in ogni gruppo sociale più o meno costituito. Non bisogna, dunque, ridurre il diritto della classe al potere ed all'espressione normativa di quel diritto attraverso lo Stato. E' questo, putroppo, l'errore delle critiche rivoluzionarie del diritto elaborate nel XIX secolo: infatti, secondo queste critiche, il diritto è solamente l'espressione della classe dirigente: sop– primete la classe dirigente e sopprimete il diritto; per sostituirlo, d'altra parte, con un insieme di costumi liberi, i quali non vengono presi in considerazione, a causa della restrizione della definizione, e sui quali la predetta critica non insiste affatto. Riesaminiamo, adunque, la parte realmente critica di quelle analisi ri\/olu– zionarie, d'altronde comune sia agli «autoritari» che agli anarchici, che è an– cora utilizzabile. I - IL DIRITTO E LA LOTTA DI CLASSE Il Diritto non può essere davvero l'espressione dell'intera comunità, ma sol– tanto quella di una classe al potere. « li diritto attuale non fu stabilito in base ad un'etica, ma per preservare i privilegi delle classi sociali che lo redassero"· Nessuna legislazione « ebbe altro scopo se non quello di dare una siste– mazione allo sfruttamento del lavoro delle masse popolari a profi.tro delle classi al governo». ( Bakunin • Prog. de la Section Slave à Zurich, da Dragomanov, pag. 382). « Le leggi! Si sa ciò che sono e ciò che valgono. Tele di ragno per i po– tenti ed i ricchi; catene, che nessun acciaio saprebbe rompere, per la plebe e per i poveri; ,ere da pesca nelle mani dei governanti». (Proudhon . ldée Générale, pag. 147). li Diritto è dunque, nella prospettiva della lotta di classe, un'arma rivolta contro i lavoratori e non una norma imposta a tutti (« A seconda se sarete p~ tente o miserabile, i giudizi delle corti vi faranno bianco o nero »: numerosisr simi esempi recenti dimostrano questa tesi. almeno nel mondo criminale). I mutamenti del Diritto, favorevoli ai lavoratori, non sono altro che l'ade– guamento tardivo ad uno stato di fatto imposto dalla lotta di classe proletaria; essi sono incessantemente min3cciati sia che vengano malamente e poco appli• 394

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