Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

cati, sia che delle ventate reazionarie li sopprimano puramente e semplicemen– te, sia, infine, che si tenti di pervertirne il significato. Un esempio sorprendente riguarda il Diritto del Lavoro e più particolarmente le misure di sicurezza nelle fabbriche, le quali, per la maggior parte, non sono rispettate. Senza considerare poi che gli organi preposti al controllo del diritto ed a sanzionarlo, sono com– pletamente assenti. Così l'Ispettorato del Lavoro, o per deficienza di personale (perchè questa deficienza?), o per «pigrizia», o per «indulgenza», non effettua i controlli, nè chiede che vengano applicate le sanzioni necessarie. I Tribunali ... dormono anch'essi... Quando il Diritto dà noia al Principe (individuo o gruppo sociale), delibera– tamente quest'ultimo lo annulla. Scriveva Machiavelli nel «Principe»: «Dovete sapere che vi sono due modi per combattere, l'uno con le leggi, l'altro con la forza. Il primo è proprio degli uomini, l'altro l'abbiamo in comune con le be.– stie ... Un principe deve sapere combattere e come uomo e come bestia». Perchè? « Perchè sostengo - continua il Machiavelli - che un principe, e specialmente un principe moderno, non può esercitare impunemente tutte le virtù dell'uomo medio, giacchè l'interesse alla sua conservarlone l'obbliga sovente a violare le leggi dell'umanità». Un commentatore di questo passo aggiunge: « Le democrazie moderne so– no machiavelliche, con una pruden1.a attutita da onorevoli scrupoli; e questa moderazione è peggiore dell'eccesso, giacchè è di essa che si nutre la « Real Politik » ed i vari fascismi. Il vero machiavellismo è freddo ... ». Ma ciò ci svia dall'analisi tradizionale della lotta di classe. Dopo aver costatato la «relatività» del Diritto e la sua unilateralità di clas– se (ed anche la sua complessità), esso viene considerato come una sovrastrut– tura scaduta. E questa analisi è comune ai marxisti ed agli anarchici. II - LA PERSISTENZA DEL DIRITTO E DELLO STATO Il diritto, attualmente, non è soltanto una espressione di classe, ma è an– che un elemento del potere statale. Questa frase, per i marxisti, è lapalissiana in quanto, per essi, lo Stato non ha alcuna esistenza propria, essendo esso stes– so una semplice espressione della classe dominante. Si comprende pertanto co– me, una volta che questa classe venga scacciata e che il partito (e quindi la classe proletaria) siasi piazzato al suo posto nello Stato, Stato e Diritto diven– gano strumenti utili da conservarsi per metter su un sistema interamente di– verso, i quali andranno ad estinguersi a misura che il detto sistema progredisce. In effetti, se lo Stato - sovrastruttura politica - viene provvisoriamente mantenuto, l'infrastruttura economica capitalista (che corrisponde a quella so– vrastruttura, cioè la proprietà privata dei mezzi di produzione) è stata però soppressa ed è stata rimpiazzata dalla proprietà collettiva «socialista». Lo Sta– to pertanto • deperisce» giacchè è una so, 1 rastruttura che non corrisponde più 395

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