Volontà - anno XVI - n.6- giugno 1963

materia di religione) all'autorità. della ragione» e non per Carlo V, «pover'uomo» o per Chateaubrland « gran ciarlatano•- Ma quando deve consigliare ad un amico di so– stituire. come figura centrale del secolo XVII, Lutero a Carlo V. aggiunge un forse, e questo perchè il suo pensiero ondeggia fra il protestantesimo e il teismo volterriano. Per 11Giordani, Voltaire è filosofo « lucidissimo ed evidentisaimo ». e scrivendo ad un amico nel 1823,gli dice: « Ho ben piacere che tu non sia fatto dlvoto; perchè è sem– pre una debolezza>>.Dove divoto sta per praticante il culto. Egli Infatti. in altra lette– ra scrive che « la religione non è e non può sussistere che come una poesia; ma quando è del cuore; non fabbricata e venduta nella scellerata bottega dei preti». E scrivendo al vescovo Sanvitali di Parma, commentando la sua espressione il tuo rregie, dichiara « cotesto rregfe olisce. un po' di bestiale» e commenta In un post scriptum: « Ho mostrata questa lettera ad un maestro teologo: ml ra sicuro che è tutta cattolica, pubblici, e degni di memoria I ratti; evangeliche le sentenze. Solamente (per vero di– re) gli è dispiaciuto alquanto che a me non piace essere chiamato sua pecora. nè dal curato. nè dal vescovo: e ragiona: Se Cristo vi diede tutti per pecore a cera. dicendo-– dogli, Pasci le mie pecore: non è ingiuria che noi vi trattiamo da pecore. E se non vor– ret.e essere pecore, come potremo far noi le opere di pastori; le quali ben sapete che sono Mungere, Tosare e quando occorre Scannare? - C'est puissament raisonner -. Ma io rispondo: Cristo a quel pescatore tramutato In pecoraio disse: Pasci le pecore mie non disse le tue. Ora se Cristo, il quale è Dio, ml ra pecora, niente mi offende: Ma che un uomo qualunque rosse (e tante volte assai meno che uomo> osi credermi, dirmi e volermi fare sua pecora: se non è malattia d'insolentì è pazzo abuso di parlar figorat.o, bizantino». Questo passo è in diretto rapporto con quello scritto incompiuto che doveva diven– tare Dell'orirlne del prete e del re, nel quale ra sorgere Il sacerdozio dalla frode cupida di guadagno e di dominio e dal timor del che permise il formarsi di una casta sacerdo– tale sedicente Interprete della terrificante volontà divina. Cattolico fu il Giordani da giovane. ma la sua entrata nel monastero dei BenedeL– tinl di S. Sisto in Piacenza. ru dovuta ad un dispiacere d'amore e al fatt.o che in casa un fratello s·era ratto benedettino e una sorella monaca. La breve durata della sua vita. monastica. dal t 797 al 1800dimostra che la sua fu decisione passionale. E da una Iet.t.era dell'abate Giuseppe Taverna sappiamo che il Giordani giovinetto lo frequenta– va, a dispetto della madre sua. che glielo vietava, sapendo n Taverna tacciato di gian– senismo. Più tardi le persecuzioni del gesuiti e dei preti intolleranti. le letture e le riflessio– ni lo portarono decisamente fuori della chiesa cattolica, verso una forma di religiosità che non è definibile, ma che certamente si avvicinava al teismo. Scrivendo della critica dello Strauss osservava: « Io intendo come un altro possa adorare sino all'ultimo apice come cosa divina l'Evangelio: intendo come un altro possa buttarlo via come un ammasso di scempiaggi– ni. Ma ritenerlo; discutere tutti quei racconti: ammettere come veri una parte di quei fatti. e quello che si mostra come assurdo prenderlo come un allegoria; ml riesce cosa stravagantissima e inutllissima ». Bisogni di posizioni nette. Le richledeva agli altri, ma egli non ce le ha date. Si che anche per il pensiero religioso è da rimpiangere che il Giordani non abbia sviluP– pato maggiormente quelle meditazioni che, pur fissate in frammentarie e non sempre evidenti espressioni, rivelano In lui un'Intensa vita spirituale. CAMILLO BERNERI 362

RkJQdWJsaXNoZXIy