Volontà - anno XVI - n.6- giugno 1963

mente prevalere a spese dell'altro indirizzo, quello realistico; le \'icl;!nde politi– co-sociali italiane sono abbastanza note pcrchè se ne tralli particolareggiata– mente allo scopo di dimostrare la formazione culturale reazionaria della classe borghese, che ha poi creato o sostenuto la dittatura fascista e che, auualmente, sostiene lo strapotere clericale. E' ancora sul tappeto delle discussioni a livello parlamentare la questione dello studio del latino, che, in certo qual modo, rappresenta la caratteristica dell'indirizzo umanistico della scuola conservatrice italiana. Le destre reazio– narie si sono battute per mantenere lo studio dei latino, come materia di for– mazione umanistica (lo scopo vero era quello di lasciare intalla una divisione classista in seno alla scuola, giacchè è risaputo che, in Italia, gli studi classici sono accessibili in prevalenza ai figli di papà), mentre quelle fori.e che chiame– :cmo progressiste si sono battute per 1'aoo11z1onc ctcl latino e, conseguentemen– te per un livellamento dell'insegnamento pur nel pluralismo dcgii ìndfrizzi pro-– fessionali, rivolto però in prevalenza verso una direzione pratica, tecnica, mo– derna. E' uscito fuori, dalla lotta delle correnti, un compromesso, immagine vivente del più allargato compromesso politico, rappresentato dal cosiddetto governo di centro-sinistra. E' fuori del tema propostoci un approfondito esame della odierna scuola italiana, la quale è stata citata, di passaggio, soltanto per sottolineare come, ancor oggi, venga dibattuto il problema dell'indirizzo peda• gogico della scuola (che coinvolge chiaramente il problema più ampio e finale dell'umanità a seconda della scelia) e come lo scritto dello Stirner sia più che mai attuale. A Stirne1· non poteva sfuggire, come non sfuggi, l'importanza pedagogica della scelta, che egli tentò di porre in maniera molto originale. Seguiamolo nel– la sua esposizione. Umanesimo, cioè educazione classica, e realismo, cioè edu– cazione moderna, sono i due princìpi educativi sui quali s'è incentrata la lotta tra pedagogisti: il primo s'è imposto in epoca caratterizzata dal servilismo, dal– la esistenza di classi padronali e schiave, di sfruttatori e di sfruttati. L'istru– zione ha costituito un privilegio, che, dando la possibililà di emergere a chi lo possedeva su quanti ne erano privati, era un mezzo di potenza, di distinzione e di autorità. Sino alla Rivoluzione francese, sino a quando cioè non vennero c;compaginati i rapporti tra schiavo e padrone, l'istruzione - ragion d'essere e mezzo del potere e dell'autorità - fu par1icolare ec~esclusiva dei privilegiati: « l'istruzione era considerata innanzitutto come un mezzo dJ preminenza socia– le, come w10 strumento dl governo ed era interamente formale•· SiC.Chè la cultura, sino al periodo dei «lumi» (sec. XVIII), ebbe un chiaro orientamento 340

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