Volontà - anno XVI - n.5 - maggio 1963

del fonnalismo cattolico, pur la sua anima a quel fonnJlismo aderisce in gran p.lrte, tro,andovi quel po' di pittoresco che non può che piacere a chi vive in un:i regione dO\'e la terra e il cielo sono tanto capaci di luce e di colori. Ma poi– chè i cieli non sono violentemente azzurri e le campagne hanno toni tenui, cosi i toscani dettero all'arte la scm))licità protestante della cauolica S. Maria del Fiore, e ai culti cattolici soddisfacenti i sensi e la fantasia, non sacrificano inte– ramente J'acu1ezza.dello spirito. Insomma i toscani sono un po' sempre i fioren- 1ini del '400: tremanti e ))allidi alle apocalit1iche profezie del Savonarola, all'om– bra della chiesa, ma spensierati cantori, le sere serene e le mat1ine di maggio, della parola epicurea del Magnifico. Questa doppia n.nima si rivela in tutti i mo– di di vita toscana: nella gentilezza che sbocca nello schema volgare ed atroce; nella cordialità risen•ata che trasmuta all'imprvvviso in rissosità capace di fero– ci:-i; nella preghiera che non esclude la bestemmia; nella vendelta che vuol co– prire con la maschera del riso il volto turpe dell'odio, e dà la beffa sanguinosa. TIfascismo, orientale nella passione per il pittoresco, sportivo nella giovanile baldanza senza interiorità tormentose, ha pure un fondo di misticismo in certe regioni. Misticismo, sia pure grossolano, è quello che divinizza il duce e crede nei miti del paternalismo. In Toscana, il fascismo ha meno che altrove luce di idealità. Seguendo il programma ciel Machia,,elli di Pred.lppio, Soffici fa del vol1crriarh,mo grossolano e calpesta i valori morali con ingenua violenza da balilla. Nel campo cattolico nulla cli nuO\'O. Papini non riesce a creare alcun moto cattolico che non sia snobismo od oppo1tunismo, chè le corna del diabolico spun– tano ancora attraverso le miniature letterarie della Storia di Cristo che è tro~ po un articolo librario per essere parola che resta. E dc,e sono andati a finire i filantropi alla Ricasoli, il cristianesimo dei quaU pur pc:ccando di utilitarismo, perpctua,•a quella corrente giansenista che elevava la religiosità delle masse? Le masse toscane sono tanto lontane clall'anticlerica. li•mo 1.:arcluccianodella Romagna quanto dal Cattolicesimo senza dubbi e senza in<,hhcrvanze del Meridionale. L:1 reazione misoneista dei contadini contro le ri– forme di Scipione de' Ricci oggi è lontana, ma la religiosità toscana si trascina nella pratica tradizionale e l'ansia di un rinnovamento religioso non fermenta eh\~piccoli nuclei di studiosi, nelle ciltà universitarie. Questa accidia nel campo religioso si riconnette con la stasi di tutta la vita politica, con la crisi della ,,ita sociale. lo cn.xlo che un po' rli S))iritualità arrechi alla vi1a toscana l'azione delle o~ po~iziuni. cioè di quei nuclei che, isolati dalla generale passività, hanno iniziato con no1evolc generosità di spiri1O una lotta che tende non tanto ad accelerare la crisi politica del fascismo quanto a rimettere in valore quei principii morali che la faziosità ha soffocati in un impazzare di violenze senza limiti e senza luce. E fra questi oppositori è naturale che , i siomo alcuni che, come Piero Jahier, dall'educazione protestante attinsero lo spirito di tolleranza ed il senso rigori– ~H\ del dovere della lotta. L'opposizione antifascista in Toscana, mi pare si riallacci, non nei limiti di una specifica predicaziont> relipiosa, ma nell'ampio campo dell'educazione socia– le e politica, a quel giansenismo che nella Toscana di Leopoldo accese focolari di pensiero e creò centri di salda preparazione morale e poli1ica. Mentre il faciloni– smo retorico della nuova demagogia risuona vanamente nelle piazze cd infuria la 279

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