Volontà - anno XVI - n.5 - maggio 1963

Si lratta dunque di tm grupr,o di scritti oggi pralicamenle quasi ignoli, wtt'altro elle secondari nella biografia c111l11rale polilica di una delle figure più i,11eressa111ie più drammatiche del movimemo ::marcl,ico italiano, in cui si i,1travvedo110chiaramente i segni di ,ma serietà. autocritica, di ,ma apertura mentale, di 1m interesse culluraf'e e di una passione civile e morale assai rare. Pubblicando questi scrilli pensiamo d1111quedi colmare 1111a lacuna, di venire in• contro alle esigenze clefle giovani generazioni, perchl conoscano i li11eamenti migliori dell'antifascismo anarchico, di assolvere ad w1 debito verso Ili memoria di Camilfo Berneri, la cui fii:11raemerge tanto più chiaramente quanto più la si co11osceda vici110. Stati di spirito in Toscana apparve sul n. 47 . anno III • del 22 novembre 1924.A nostro avviso, tra le otto collaborazioni che si susseguirono sino all'apri· le del 1926,è la migliore e la più interessante, giacchè è, innanzitutto, uno scrit– to d'interesse autobiografico e, poi, perchè ci offre un quadro dell'ambiente cui• turale fiorentino nel periodo del ben più noto antifascism'o del gruppo « Non mollare », col quale Camillo Bemeri era in contatto. li secondo scritto, Figure del Ventuno apparve il 17 gennaio 1925 (anno IV, Il. J). S1.'A1'/ DI SPIRITO IN TOSCANA In poche regioni il fascismo ha assorbito rapidamente, come in Toscana, non solo masse di organizzati in associazioni classiste, fatto spiegabile economicamen– te e demograficamente, ma anche nuclei politici di avanguardia che apparivano omogenei e saldi. Il passaggio di interi gruppi di comunisti al fascismo è stato possibile, perchè il bolscevismo fu, in Toscana, fenomeno contingente, risultan– te dal fermento post-bellico e circoscritto in un insurrezionalismo effimero. L'e• ducazionismo di una propaganda socialista sul tipo di quella di Camilla Prampo– lini nel Reggiano non corrispondeva allo spirito delle masse toscane, spirito aman– te dei toni forti, per contrasto col quietismo, un po' scettico, che è nel suo fondo. Ad una educazione rivoluzionaria, nel senso che poteva avere in Torino o in Milano, si opponevano la natura del proletariato urbano, economicamente e spiritualmente individualista, per la sua vita prevalentemente artigiana, e quella, piccolo borghese, dei contadini, in gran parte piccoli proprietari o mezzadri. Nei pochi centri industriali, nei ceti tipicamente proletari, il socialismo assunse ca– ratteri e dignità di movimento religioso, ma nella maggior parte della Toscana il sovversivismo politico non andò al di là dell'effeniesccnza piazzaiola, e la lotta di classe non uscì che poco dall'orbita di un socialismo utilitarista. I moti per il caro-"ita si esauriscono infatti in pantagrueliche feste in famiglia. Gli è che il toscano è, spiritualmente, nel « giusto mezzo•· Lo si vede specialmente in religione. Il fenomeno del Lazzarettismo si per– petua su monti isolati. e le apparizioni di madonne è cronaca di paesucoli sper– duti sui monti o nelle campagne. li contadino toscano accorre a Firenze per lo scoppio del carro, e trae auspici dallo scorrere regolare o no, della tradizionale colombina. Ma in piazza del Duomo, in quel giorno, non avviene nulla di para• gonabile alle scene di fanatismo frequenti nel Mezzogiorno. Così, mentre l'intelligenza critica 1:lel toscano scorge facilmente le pecche 278

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