Volontà - anno XVI - n.5 - maggio 1963

brutalità mercenaria o faziosa, gruppi di giovan! si preparano con serietà di in· tenti ed operosità entusiasta a divenire le éUtes degli inevitabili trapassi. E ci sono i Gino Capponi che fanno della propria casa cenacoli cordiali. Ed ai cena• coli culturali si aggiungono i gruppi politici, che sono angosciati nel vedere sor– gere una generazione che grida prima di pensare, che percuote invece di discu– tere, che non ha dignità di azione perch~ non ha ricchezza di spiriti. FIGUIIE DEI, VENTUNO Nei liberali piemontesi del '21 e del 1831 il sentimento religioso era vivo. Questo sentimento, specie nei liberali del '31, si confondeva spesso col puro dei– smo, pur conciliandosi con il culto cattolico, professato con uno spirito quas! simbolista. Santorre Santarosa si rivolge a Dio con impeti mistici che sanno d1 « religione naturale», ma frequenta le chiese cattoliche. Esule a Parigi ricorda con commozione la messa di Natale tante volte ascoltata nella chiesa di San Filipp<>,in Torino. E scrivendo al Provana lo prega di essere nella chiesa dove tante volte avevano insieme assistito alla messa: « Io sarò probabilmente a No– stra Donna ma col cuore ;i.rido; accigliato, cupo; fissando amaramente questi preti che non posso amare». « Sacerdoti druideschi • li chiama, i preti cattolici e, scrivendo al Cousin, lamenta « che tengono i cristiani a troppa distanza da Dio, e un giorno se ne pentiranno,._ Comunicando all'Ornato le proprie impressioni religiose svizzere, gli scrive: « lmmàginati dei templi dove niente vedi salvo che poche panche e una cattedra. Invano i'occhio cerca l'altare e il segno della Re– denzione del mondo ... E il cuore pare che ti risponda: Non è, questa, religione dO\•enon è altare nè sacrificio ... Raccoglimento grandissimo, ordine, silenzio, bel– la decenza; tutto, se vuoi, fuori del mistico, del misterioso, del sublime•· E si esalta ripensando alla Settimana Santa cattolica, e se la piglia con « messer Calvino, col tristo teologo piccardo, il quale ha creduto possibile di fare una chiesa di filosofi»; e con gli« errori e le malvagità dei nostd preti, che aprirono la strada• e « che trattano con disinvoltura e sgarbatamente le cerimonie del nostro culto•· Il cattolicismo rispondeva al carattere del Santarosa. Egli stesso -diceva di sè: « il cuore e l'immaginazione prevalgono, il cuore con la sua tene– rezza, l'immaginazione con le sue allettative •· E il timore che la ragione, che vacillava nei contrasti speculativi, uccidesse la fede, che il suo cuore appassiona– to non poteva amare che come culto praticato fin dalla infanzia e pregno perciò di ricordi resi ancor più vivi dalle nostalgie dell'esilio, faceva sì che il Lamennais, col suo « supe1·bo scetticismo• non lo appagasse, e scrivesse al Cousin: « meglio la mia cara Chiesa cattolica, che io difendo tanto volentieri contro le accuse dei filosofastri •. Quel meglio rivela ch'egli difendeva il cattolicismo anche contro sè stesso. Santarosa è una tipica espressione di quel cattolicismo che ondeggiava sul vuoto del dubbio, tra il teismo e il simbolismo. Il Tabarrini, nel suo libro sul Capponi e i suoi tempi, dice che la Chiesa, opponendosi ai principi di libertà e di nazionalità che si univano alla religiosità di quel periodo letterario che va dal 1815al 1848, fece sì che « si perderono miseramente tra noi per la restaura– zione vera cd efficace dell'idea religiosa, trent'anni di operosità del pensiero, e si consumò quel divorzio tra la Chiesa e l'Italia moderna che il Capponi deplorava come male presente e fonte di mali futuri ». Il Tabarrini fa questa consideraizo. 280

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