Volontà - anno XVI - n.3 - marzo 1963

co, del sarto, l'arte del medico o dell'oratore, l'arte della politica o della guer– ra, l'arte del maestro o dell'educatore, del falegname o del calzolaio, dell'inge– gnere o del muratore. L'arte, come operare umano, quindi è lo stesso lavoro dell'uomo che trasforma la natura e che pertanto, pur mirando alla realizzazio– ne del bene economico, non si pone unicamente un fine utilitario, ma diventa creazione personale, si fa espressione di umanità, attua l'idea dell'intelletto, tra– sforma il pensiero in cosa, costruisce concretamente il concetto della mente, « cala l'ideale nel reale», diviene capacità tecnica e produttiva che traduce in oggetti le concezioni dello spirito e le ideazioni della ragione: l'artigiano e il co– sì detto pofessionista sono i prototipi della professione concepita come arte. Co– me si può notare in questa accezione della professione, se è presente il motivo personale e soggettivo, certamente esso non può nè si esprime nella forma più elevata dell'umanità, che è assoluta dedizione e amore universale e disinteres– sato. La professione-missione è la più vera espressione della vocazione dell'uomo, perchè supera l'utilitarismo del fare umano, anzi si serve di esso quale strumen– to per la realizzazione di finalità ideali ed esenti da ogni tornaconto individua– le. L'uomo che manifesta nel suo lavoro la propria vocazione si educa nel modo migliore, si eleva al di sopra di ogni marciume e di ogni disonestà, si pone su un piano di rettitudine professionale da non sentire nè concepire l'egoismo ro– ditore che sonnecchia nella maggior parte delle coscienze di questo nostro mon– do sociale, fondato sull'assurdo del privilegio e sulla giustizia del tribunale, vive talmente in armonia con se stesso e con il suo lavoro da non accorgersi della fatica che comporta la sua attività, si immerge a tal punto nella sua professione da trascurare persino se stesso. La missione non vede che il reale in funzione dell'ideale, l'essere in relazione al dover essere, i valori materiali in riferimento ai valori ideali. In altre parole, la professione come missione migliora il mondo e nello stesso tempo forma l'uo– mo nel senso più nobile ciel termine, perchè realizza «il posto adatto per l'uomo adatto» e •l'uomo adatto per il posto adatto», quindi il superamento d'ogni gret– to egoismo e l'attuazione dell'interesse umano, inteso non come tornaconto ma come amore puro e universale per la propria attività lavorativa. L'apostolo e il fi. lantropo sono i modelli esemplari della professione concepita come missione. La professione nel suo aspetto oggettivo nasce dalla naturale divisione del lavoro: e difatti la società diventerebbe impossibile senza i diversi compiti e i servizi delle varie professioni. Il medico sarebbe paralizzato senza il minatore ed il vetraio che gli forniscono la siringa per le punture, il sarto non potrebbe esple– tare la sua attività senza il tessitore o il falegname, il maestro non sarebbe ta– le senza il tipografo che stampa i libri per i suoi alunni o il muratore che gli co– struisce la scuola, e la stessa cosa si può dire di tutte le altre possibili professio– ni: nel mondo delle professioni tutto è interdipendente, ogni attività dipende da altre e viceversa; se fermasse la sua attività una categoria di persone, come per esempio i contadini, tutto il mondo del lavoro ne risentirebbe ed immancabil– mente ne sconterebbe le conseguenze. Di qui la n~cessità di uguagliare economi- 182

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