Volontà - anno XVI - n.3 - marzo 1963

nistero dello Spettacolo, il quale aveva posto la sola limitazione di vietarla ai minori di 18 anni. E' da dirsi ancora che la commedia riecheggiava un fatto ac– caduto realmente: quello di un sposino di prO\•incia che avrebbe venduto lo jus primac noctls (la prima notte di nozze) della sua sposa per mezzo milione (nella realtà lo sposino ricevette banconote falsificate!). Nella commedia - è vero - sono presenti alcuni poliziotti che, tralasciando i Joro doveri, aiutano il commercio di un certo alberghetto malfamato. La sospensione dello spettacolo, dopo il visto di censura, è un altro episodio (che si aggiunge ai tanti), il quale dimostra come e quanto sia etereo ed evane– scente il rispetto per la libertà di espressione. li Lunari, giustamente, ha dichia– rato: « L'episodio costituisce un preoccupante precedente: Infatti, dopo l'ellmina– zJone di molte norme, la censura cacciata dal portone, ritornerebbe dalla fln&– stra. Basterebbe che dieci persone In un qualsiasi teatro, per un qualunque mo– tivo, si mettessero a schiamazzare perchè la pollzla applicasse Il veto per ragioni d'ordine pubblico» (si riferisce ai commenti a favore e contro, sia pure rumoro– si, verificatisi durante l'intervallo tra il primo ed il secondo tempo). Non è con i veti, nè con i veli del silenzio che si combattono i mali, che pur– troppo esistono nella realtà. Conoscere il male, sia pure attraverso la trasposi– zione poetica di un testo teatrale, significa possibilità di combatterlo con appro– priate armi. Gli spettatori ... lunatici stiano a casa, davanti al televisore o ascolti– no la radio: non saranno certamente offesi nei loro sentimenti morali e nel loro onore, così che la loro Indignazione non si potrà tramutare in gesti di illibertà, giacchè la libertà non darà loro fastidio! o. s. sur. PROBLlll\11/l DICUH/l MONTEVIDEO. gennaio 1963 CuBA E' CONSIDERATA dagli uni e dagli altri come un elemento nel gio- co della politica internazionale: noi vogliamo concentrare l'attenzione sul po– polo cubano, sulla sua situazione, sui suoi desideri e necessità, sul suo destino. Perciò affermiamo che la formula, utilizzata così spesso a questo proposito, del « diritto all'autodeterminazione», vale tanto per la situazione interna quanto per le relazioni estere: ogni popolo deve poter •autodeterminarsi» nei confronti di qualunque governo costituito, locale e straniero. Dove non ci sia libertà di parola, di stampa, cli manifestazione e di sciopero, dove manchi l'autonomia U· niversitaria e sindacale, non si può parlare di autodeterminazione nel senso pro,. prio della espressione. Sappiamo che queste libertà « formali », che furono con– quistate al prezzo di tanti sforzi di tipo rivoluzionario, non sono sufficienti; ma sappiamo che una maggiore libertà, di carattere economico e sociale, non può 179

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