Volontà - anno XVI - n.2 - febbraio 1963

La. volontà dominante nel mondo non è più una volontà catastro– fica, ma una volontà d'intesa; tuttavia l'azione che da essa procede è ugualmente irta di pericoli come a rimuovere un terreno minato. Ma l'iniziativa rimane alla volontà d'intesa ed è questo il punto positivo della situazione; la nostra valutazione della. pace, che i gruppi dirigenti sembrano perseguire, è assai diversa dalle versioni ufficiali: per noi, questa pace non vale soltanto come conservazione -/i.sicadell'umanità che sarebbe del resto provvisoria affidata alla volontà dei potenti; e non vale nemmeno come competizione o concorrenza commerciale che ci lascia indifferenti. Un periodo storico di norrguerra lo riteniamo ne– cessario per il formarsi di una coscienza e di una situazione rivoluzio– naria che, mutando i sistemi sociali, possa dare una soluzione definiti– va ai problemi della pace e dell'evoluzione umana verso forme supe– riori di vita. Il passaggio dalla volontà catastrofica alla volontà d'intesa è quin– di un benigno mutamento di rotta, ma non bisogna illudersi sulla sua durata perchè la nuova politica procede zoppicante, piena di incertez– ze e contraddizioni; e non sono contraddizioni inerenti alla volontà dei governanti ma alfo logica stessa delle cose. Noi vediamo, oggi, Sta– ti Uniti e Russia intenti ad affermare il loro primato all'interno delle rispettive alleanze ed abbiamo visto come questo sia necessario per l'attuazione dei loro piani di coesistenza. Tuttavia la disciplina interna dei due blocchi era strellamente legata a due condizioni: allo sfacelo economico del dopoguerra, ai quali faceva riscontro il potenziamento dei due grandi stati, ed alla prospettiva catastrofica dell'urto frontale dei due blocchi, che respingeva in secondo piano ogni altro problema locale. Oggi invece si assiste ad una ripresa economica globale del mondo con la conseguente ascesa di altre potenze politiche; inoltre la smobilitazione della guerra fredda e la.prospettiva di uno sviluppo pacifico degli affari dà via libera agli stati minori di mettere finalmente in luce i propri problemi particolari. L'esigenza centralizzatrice, che darebbe ai due grandi il controllo della situazione per attuare il loro programma d'intesa, urta contro la tendenza centrifuga degli stati mi– nori che ostacolano seriamente i loro piani. Troviamo qui una grave contraddizione della politica di coesisten– za, contraddizione interna che -finiràper esplodere nel suo stesso seno, ma non è la sola. Gli stessi interessi che presiedono oggi a questa svol- 66

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