Volontà - anno XV- n.11 - novembre 1962

esercizi di acrobazia avialoria e la loro qucslua filatelica - Calliscono tutti, con ognuno cli loro. Ma è bello slarci nssierne, la mattina, <1t111ndo si va al lavoro: i loro ritmi (uno canta, gli al1ri fanno coro) e la [autastica dis1>er– sionc dei gesti danno tono e mcllono allegria; meni re poi, sul lavoro, scm– bran gelosi della pro1>ria !ella di bordo d'autoslradn da sistemare, e poco inclini ad accellare l'aiuto allrui. I delegali indiani, una decina, sono quasi lulli membri o addirillura funzionari del partito del Congresso e ne regalano il distintivo a chi lo chieda. Nelle ore di riposo ulcuni amano indossare -- in un accampa,nento (tla A11toro11te 1961, cdiz, « Jugoslavij11 », Boograd). come il nostro, di mezzi nudisti, con una Intona dose di nazionalismo mi• schiato a falsa pudicizia - la veste tradizionale di leggerissimo colone, giacca larghissima e pani aloni ampi, lunghi sino ai piedi: d'un candore per• tetto. Ma ciò non ostante sono abbastanza sporchi. Quando un francese presta a un av,•ocato di Calcutta, per poche ore, un manuale di conversa– zione serbo-croata, gli ritorna pieno di ditale, giusto sino allo pagina dove è stato sfogliato. Altri sono visti orinare contro la baracca delle docce, an– zichè nel luogo adatto, distante appena cinquanta metri: non tanto per pigrizia, <1unnto per cousueludine igienica e ragioni di principio. L'indiano non va mai nello stesso luogo a deporre i pro1>ri rifiuti corporali: ma poichè questo metodo è una delle cause piìi (HO\'ate delle malallic info1- 1ivc, che decimano la po1JOlozione delle campagne indiane, stupivo vederlo applicato in Europa, da membri di unu delegazione 1>olitica, borghesi, cit– tadini, e istmiti. A Vclika Plana ho lavoralo con i compagni indiani un paio di volte, nella mia quotidiana ricerca di qualche slrano, nuovo amico, o almeno di gente da osservare. Lavoravano a strappone, disordinatamente, frapponendo lunghissimi intervalli di dolce far niente, sollo l'ombra di un albero, ai 620