Volontà - anno XV- n.7 - luglio 1962

8CCOndouna propria dourina, sia essa iepi– rala a principi rivolusionori, la loro AY't'en– tura a..C$Umeràecrtamenlc un carattere for– temente reuionario. NeUa seconda parte del libro, raulore af– lron!a il problema della • clioleuico delle dittature•• secondo la quale la reuione genera la rivoluzione e ,·ieeverso. La dialet– tica Ira rea:iione e rivolu1:ione, cioè tra dit– tatu.ra reazionaria e dittatura ri,·olu1:ionaria, non sempre - nota il Du,·erger - si svolge att.raveno i tipi estremi. Qualcl10 volta ,i trovano sistemi di compromesso tra la tesi ri,·oluzionaria e l'antitui reuionaria. Si hanno così le dittature 1noderntrici o • ter• midoriane • o d,i con!IOlidnmenlo. Tipica quella di Napoleone I. ._ Non rientra nel computo• - si affretta, a 11ues10punto a precisare l'autore - di vedere se la rivolu• :ione sia ._buona• o •cattiva•· (Egli non 't'ede o non si ptt(l(;eupa di ,·edere la rivo– luzione fuori dagli schemi istituzionali, come movimento, come processo di s,•i.luppo di libertà con la libertà come mcz:to nel seno delle forze wovcntisi in direzione antistatale e antiautoritaria). Dopo d'aver parlato delle dittature reazionarie, si inlrattiene a lungo 1ulle teorie delle dittature rivoluzionarie e ne distingue tre. La prima elaborata in Francia dal Governo di Salute Pubblica del 1793-94, la seconda è quella elaborata dai marxisti, che sviluppano le dollrine giaco– bine, la terza è in corso di elaborazione 11eipaesi 10ttosviluppati. Quest'ultima viene chiamata kemalista, da Kemal che in Tur• ehia utilizzò lii tecnica leninista del partito unico per preparue le condizioni di una futura democrazia politica di tiJ>Oocciden– tale. In tutte <1ue1teteorie è palese la con• traddizione lra i mezzi usati (dittatura) e i fini che si ,·ogliono conseguire. Di particolare interuse, infine, sono le considerazioni che il Duverger !a parlando dei « livelli di JtJiluppo delle ,oèielà mo– derne ». Oggi si ammette che nella valutnione dell'evoluzione di una società il criterio eco– nomico sia pre1>0nderante ris1~tto agli altri. Morx - nota il D. - aveva posto il 1,ro-· bleroa in termini di struttura, oggi si è propensi a porlo in 1erm.in.i di •livelli•– Sociali:u:azione e pianificazione possono assu– mere forme mult.iple che non sempre impli– cano loie sopl)?CS!ione della proprietà pri– vata dei me:u:i di produzione. Secondo questa nuova teoria ai rende caduco l'antico con– trasto tra marxisti e antimarxi!ti. Oggi 11er i pne!!i SOltOllviluppnti lo SOOJJO fondamentole è l'industrializzazione più che la socializza– zione. Fonc un giorno - concuude il D. - sarà il grado di lOCializzuione che eonsen- 1.irà di valutnrc i livelli di evoluzione delle •~ictà um:ine. C'è, come si ,·ede, nella cui• turo moderna In tendenza a voler superare in una sintesi inter111edia il co118it10 « capi– talismo-socialismo» attraverso i cosiddelli ._livelli di svilu1>po•· I due sistemi se•n• brano in cerca di un equilibrio. Giunti a questo punto ci sarebbe da constatare che gli uomini di cultura si accorgono che il mondo si incammina verso il aocialismo. E in effetti le società, i popoli, tendono at socialismo non separato dalla libertà. Pur– troppo lo Stato si interpone Ira la libertà e il socialismo. ESM> eoslilu.isec oltre che la naturale base di tutte le dittature l'ostacolo principale a.I ,·ero eap<n-olgimento della società. Il pro– blema della dittatura è quindi il problema dello Staio, dcll'AulorilÌ, del Potere. L, cultura moderna, che pare così sensi– bile al valore della Libertà, vorrà affrontare il problema in quC!to senso? A 11uaodo, quindi, una analisi spregiudicata sulla teoria del Potere? N. S. 447

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