Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962

La fine del mondo : una follia che deve finire L' E P I s o o I o dei santoni indiani che riferendosi a una particolare disposizione degli astri predissero la fine del mondo per la prima domenica di fobbraio e trascorso il giorno designato nella pili assoluta 1ra11quilli1U climatica furono bastonati di santa ragione dalle pichi che avevano terrorizzato, ci muove a considerazioni singolari. Se tutte le religioni avessero l'occasione e il coraggio di 1ncttere alla prova l'esistenza di crueste forze trascendenti la mente umana sarebbe per sempre snebbiala da questi antichi 1imori e la ragione risplenderebbe in essa senza paurosi offuscamenti. L'ironia con cui la nostra stampa ha presentato l'episodio è (lei tutto gratuita pcrchè nuche da noi le popolazioni credenti sono ugualmente soggette al terrore del so1,rnmrnturalc come dimostrano certe manifesta– zioni di idolatria e smarrimento collçttivo attorno a immagini sacre e fontane mirncola1e. Bisogna convenire che oltre un secolo di pensiero scientifico e razionale non è bastalo per sradicare gli antichi pregiudizi che ancora s'annidano come pio\•re nell'animo uruano; forse perchè tale razio– nalismo uou è riuscito a concretarsi in un ordinamento razionale della società unrnna ancora preda all'irrazionnliti, degli interessi particolaristici dei grup1>i dominanti. Il fotto è cl1e se anche i nostri preli si mettessero a ,,redicarc la fine del mondo fissandola in una data precisa ci vicina si 1>rodunebbcro anche da noi le stesse scene di 1mnico collett.ivo. Se non lo fanno, se non agitano pubblicamente certi. misteri profetici e cerLe predizioni tli santi è perchè non vogliono esporsi al rischio di clamorose smentite; ciò che infatti li distingue dai santoni indiani non è la mancanza di supers1izione ma la mancanza di convinzione e sinceri1à che ha portato quelli alla grottesca <lisavvcntnra. Quelli ingannauo in buona fede, questi iu mala fede. L'ironia della stampa su questo fatto, largamente condi\'isa dall'o1li– nione pubblica, non era però di carattere maligno ma un'espressione natu– rale perchè i fatti religiosi visti dal di fuori senza esserne parLccipi, si colorano sempre di ridicolo per via del loro contrasto con la logica e la realtà. Chi pur negando la religione ne discute seriamente, si dibatte ancora frn le sue maglie. È il riso di Boccaccio e di Voltaire che ha snebbiato i cervelli; un riso schietto che irrompe allegro e prepotente come la luce dr-I sole, il riso dell'uomo desto che si ricorda le immagini assurde cli un sogno. Il ridicolo nasce dal contrasto fra una certa affermazione e la realtà obiettiva. Anche i pazzi fanno ridere, appunto perchè i loro discorsi e i loro atteggiament non reggono alla reallà; ma il riso che essi provocano 133

RkJQdWJsaXNoZXIy