Volontà - anno XIV- n.12 - dicembre 1961

liuo, davanti alfo t.ardiva co,ulanm, di K rusciov soremrno quasi tentati di spiegure la figura di Stolin. E(l innanzitutto una domanda ci viene spont.anea: perchè Krusciov ed altri che sapevano, vedevano e non erano degli ullimi nella ruota del pari.ilo, tacquero sempre sui cri– mini e sulle pazzie del dittatore me– golommie? Se fu per paurn, non è certo u11fl buona ragione che posso giustificarli ed accreditorli fra la ge11te onesta e fra i russi che riesco- 110 ancoru <l pe11sare con la propria test<1. E l'altra do1tuwda più i.mportan– te cui bisognerebbe rispondere con sincerità è fo seguent.c: pere/tè Sta– lin dfrenlò quel feroce dittatore che il $UO $llrcessore oggi riconosce in lui? Quando Stalin andò al potere non era certamente peggiore di milioni di, alt.ri uomini. Lenin gli aveva t.ro – vato un carattere brutole e un'avidi– tà di potere, ma (_J,wnti tra i poli– tici che vogliono arrivare, non lum– no questi difetti? E non sono forse anzichè difetti (< qualità )), essenzia– li per il successo politico? La verità è che Stalin ereditò d,i Lenùr un par– tito bene organizzalo che aveva sa– puto .~conf,.ggere i f)artiti e i movi.– menti avversari e rimanere il solo padrone della situa:ione. Lenin ave– va strozzato i Soviet, <Jueglist,rumen– ti emmwti dal popolo e con i quali il popolo aveva partecipai.o con en– t.usiasmo oi grandi avvenimenti dei 11rimi mesi della rivoluzione: aveva soffocato nel sangue le ultime resi• slenze popolari rivoluzionarie a Kronstadt e nella Ucraina. Se non llndò più in là negli eccidi e nelle manifestazioni liberticide fu perchè la morte glielo impedì. Stulin ereditò un apparato poten– t.e e quando si eredita uno strumen• t.o che è rit,enuto valido per mante– nere il potere, chi Lo detiene ha il dovere di perfe:ionarlo, di renderlo ancora più potente. E per essere si– curo che non si frarr.tumi è bene man– tenerlo ben stretto nelle mani di uno solo. Stalin si è creduto così il pa– drone assoluto del partito e dello Stato: gli fu facile, come a tutti i potenti, avere dei servi attorno a sè, pronti ad assussinare i probabili o i sospetli rivali, dopo avere essi stes• si faiJbricato le prove della loro col– pevolezza. fifa ciò che è llvvenuto con Stalin non è altro che la degenera– zione inevitabile di ogni eserci:io cli potere. Ed il crollo di Suilin è l'i• ,ie,.;orabile cort<lmrna di un sistema. C'è da chiedersi, perciò, che cosa diventerà Krusciov, che a sua volta è a capo di questa potentissima e mo– struosa macchin" di potere. Nono– s!ll11te egli combalta accanitamente il culto della personalità, rimane co– lui che concentra in sè il 90 per cen– to del potere e la figura domin<mle del partito e del paese. Nel Praesi– dium che giù sostituiva il Politburo, uscito dall'ultimo congresso, i mem– bri sono stati ridoui da 15 u ll, ma in realtà chi conta per tutti è Kru– sciov. E se i membri del nuoov Co– mitato Centrale sono S<iliti da 133 a. ] 75, in realtà la maggioraw::;u di es– si è costituita da giovllni coltivati da Krusciov ed a questi devoti e fedeli. Potrebbe darsi che nel /ulllro, il dittutore che (Il/ora sarà di turno (ma no, augnriamoci, che il po– polo russo ritrovi la sua libertà!) in un rapporto segreto non ol)bia da denunciare la follia di grandezza di Krusciov, la su.a mania di perse– cu:.io,re che gli /at:eva ,·edere in ogni 681

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