Volontà - anno XIV- n.7 - luglio 1961

anche gli individui. almeno in par– te. sono 1,roprietà delle cose. Forse Proudhon si sarebbe meglio espresso nel suo [amoso motto, dicendo che la propriclà non è un forto, ma unn trap1>ola; nel senso che per tutte le idee e le istituzioni che in millenni cli storia abbiamo costruite su di es• sa per renderla una dèa indistrutti• bile, ci troviamo periodieamcute co• stretti a distruggerla 1>ro1>rio. a eau• sa di quelle idee ... Una sorta d'iu• com1>rensibilc paradosso, anche un •poco ridicolo. Ed è appunto la man– canza di un razionale accordo trn uomo, cose e natura, che spcs.~o ci fu mcllerc in guai sempre piì1 seri. N<'i, però, 1>er proprietà intendiamo pure il senso di un dominio di uo– mini: considerare questi come mezzi atti a mantenere e a servire un da.lo potere, mezzi che dehbono ossequia– re ed obbedire solo a particoluri ideologie o a particolari sistemi. An– zi, tale specie di proprietà è sen• z'ahro la più dannosa per un vero progresso dell'umanità. L'istinlo cli essere sempre armali nasce appunto da una erronea devin– zione ciel carattere e del pensiero umano; e uon si è ancora compreso che nel considerare il mondo come assoluta proprietà di una data ideo– logia l> di un dato potere, è l'unico modo per non averlo mai interamen. te nostro in tutta la sua espressione e in tutto il suo valore. 1 1 t naturale che il concetto di proprietà inlcso come diritto umano di poMederc una clnla qunnlità <li cose necCSIJllrie por un co– mune IHlnC$!Cre è.mia eia raie crilica, La fì. J050fìn della pro1>rictà, &e ci è (>ermCSl!ln mm t1imile c,p~ionc, richiederebbe uno aludio a 1>11rtc. Diremo IIO!o rhe le Nl"C v11mno pure viuute e comprese, e non 50Jame11te pfltt• 436 Credere che il progreuo degli ar• marnenti rappresenti Ja ,•era di[e.,a dei valori umani. è come credere che l'inquinamento della atmosfera rap. presenti un fattore di salute per gli organismi. E' un po' diflicilc pensare che J'umanità sia proprio decisa - sia pure nel suo it1co11scio - a tentare anche la più spaventosa avventura in maieria di guerre; e tutta,•ia sa– rebbe possibile se non esistessero i complessi contraccolpi dello stesso dinamismo delle stesse creazioni umane. Ripetiamo che il profetizzare è sempre vano; 1>eròformulare parli• colari e possibili probabilità sociali è .sempre lecito; com'è 1>crmcssofor• mulare ipotesi in materia scientifica. E volendo essere un po' cinici o mo• ralmente inclilferenli, di fronte a quelli che ci accusano di eceessi,•o pessimismo in quanto, secondo loro, l'umanità saprà sem1>re risorgere an– che dalle rovine più orrende («]e guerre sono l'igiene del mondo » so• steneva il lamhuro principale del /u• turismo, F. T. Marinetti) anche noi potremmo offrire un certo parere, circa l'e,,entualità di una guerra 11to– mica. Se un simile conflitto rappre– sentasse integralmente e ,,eramentc la fine di tutto e di lutti, da buoni filosofi scettici e t~n poco contempla– tivi potremmo anche desiderarlo ... Finirà davvero l'intero mondo? Tan– to meglio: sarà una patta unica per ogni cosa e per ogni reciproca ingiu– slizia. Certo sarebbe una fine ben ignominiosa e superlativamente stu– pida per l'essere umano ch'è stato cfote. Anch'e!!e hanno una vita. un siguilì– ~nlo e un'ea1,rCSl!liont:. che il ,olo ,~ non è capa«; di rivd.arci.

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