Volontà - anno XIV- n.7 - luglio 1961

occorrono decine e decine cli Chiese; occorrono molti nuovi ,rncercloti per officiarle; occorrono denari senza. fi1te per costruirle ed arredarle ». E lo ripete ogni anno pur compiacenclosi dell'opera svolta; così alla vigilia ciel Natale 1959: « Anche quest'a,mo tendiamo fo memo ai buoni, ai ge,ierosi, ai fedeli; perchè Cristo 1tou mcuu:hi in mezzo alle case del nostro popolo ... E vogliamo spemre cli essere com.presi e di essere aiutati. Milano rwn è mai. sorda ». Se Milano fo orecchi di mercante e le malelingue, che non mancano neppure in Paradiso, mugugnano per le « l\fcrceclcs >> del Cardinale che ogni a1mo vengono cambiate 'per conferire solennità alle visite pastorali del Presule, o per strane iniziative editoriali come « Il Segno», strin– gendo, per protesta, i cordoni della borsa, nessuno si lagni se la Chiesa provvede a suo crilerio insindacabile, magari rivalutando una parte del– l'area circostante il Duomo: grazie alla mancanza di posteggi, le fiancate del Duomo danno un apprezzabile gettito di alcuni milioni ogni anno. Una goccia nel mare dei bisogni, dice don Milani ai dirigenti dell'ufficio urbanistico del comune di Milano, con la cui collaborazione sceglie nel Piano Regolatore le aree piì1 confacenti alla erezione cli nuove Chiese. Prima del suo avvento, il problema del terreno si presentava quasi inso– lubile, perchè i propl'ic1nri delle aree prderivano vendere alle socielà edilizie che pngano meglio e in contauti. Anche il \'8ogelo autorizza ad adoperare l'astuzia del serpente se la dolcezza della colomba non sorte effetto alcuno; e l'arcangelo della periferia la usò: suggerì al senatore Tupini, allora ministro dei Lavori Pubblici, di includere nel suo progello ,li legge per i piani regolatori le norme per le aree da destinare alle opere di pubblica utilità, scuole, asili, chiese. Il progetto di Tupiui dive-une legge dello Staio, cosicchè il piano regolatore di un paesino o di una cillà, per potere essere approvato, deve prevedere un'area anche per gli ('difi1.:i da adibire al culto. I propl'ietari il cui terreno è m~segnato a questo fine è messo cou le spalle al muro: don Mil.u1i li prende per il collo e paga <1ue.Jche vuole. Non saremo noi a clolerccne, non amiamo gli speculatori edilizi and1e se 1)1"eferiremmo che scuole e ospedali avessero la precedenza sulle Chici;c. Il Comune di Milano, pensieroso della salvezza delle anime dei suoi cittadini, avviali al turpiloquio dal disservizio dell'azienda tramviaria mu– nicipale, dalla circolazione caotica, dal soq_q·uadro della Mctropolitaua co– strueuda, dalla maucanza di verde, dai rumori in crescendo, dallo «smog» cancerogeno, cede le aree di sua proprietli a don Milani per un prezzo irrisorio. Soltanto nel 1955 jJ Comitato acquistò dal Comune aree fabbri– cabili in vin Omero (5.700 metri quadrati), in via Cimiano (14.300 mq.), via ciel Turchino (4.500 mq.). Sempre nello stesso anno, il Comitato ebbe in dono, due aree, al villagg.io Comasina da parte dell'Istituto Autonomo per le Case Popolari, presieduto allora dal futuro onorevole Cnmillo Ri– pamonti, democristiani, e in via Saint-Bon per complessivi 19.000 mq. 117

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