Volontà - anno XIV- n.5 - maggio1961

(Musica in sottofondo, poi russare prolungato). Voce dell'annunciatore: « Lo spazzino dorme ... Stanco del quotidiano lavoro, si è sdraiato sul duro letto. Lo spazzino ... sogna ... ». (Nostre risate, gesti furiosi del professor Rossi). (Ancora russare, poi lonianissimo, sempre più avvicinandosi, un. tintinnare di cam1>ancllini). Voce assonnata dello spazzino: « Eh ... oh ... hmm ... chi ... chi. è?» Voce dolcissiuu1 di donna: « Guardami, guardami o s1n1zzino, su svegliati » Spazzino: « Oh meravigliosa visione! ... dimmi. .. dinuni chi sei, o bellis- sima signora vcsLilll di \'Cli bianchi ... oh mcmvi glia ... ! » Voce di donna, soavemente: « Ascolta bene, o spazzino ... Il mio nome è... (distintame,uc, <Juasi sole1111emcnte) il mio nome è A u t a re h i a ». S1>azzino: e: Autnrchia ... Autarchia, o bellissimo nome!» Voce di dorma: « Ti sono apparsa, o spazzjno, per dar1i preziosi con– sigli. Alzati e prendi la scopa, e seguimi s1>azzi1.10 ». (Rumori di pa.Hi, strusciar di scopa per terra, tace la musica in souo/011do) Voce di donna quasi in ansia: « Fermo, fermo, spazzino ... non vedi? Che cosa è <1ucllql ». Spazzino, umilmcnle, quasi imbarazzato: « Ma ... veramente ... è un vecchio tubet10 di pasta dentifricia ... ». Voce di donna allarmata: « Ma che fai? ... non gettarlo! È prezioso me1allo, che ri(uso potrà essere trasformato in mille altre utili e belle cose ... ». Spazzino: « Grazie, grazie, bella fotn Autarchia! ... ». (Ancora strusciare di scopa, nw1ore di passi). Voce di donna, agitata: << Oh!. .. nttento .... piano!. .. ». Spazzino: u Sono sollauto ... dei vecchi foudi di caffè... ». Voce di donna: « Tu dici solo dei fondi di caffè? Ricordati, o spazzino, che dai fondi di caffè ... si ricnva ... meraviglioso sapone! ». S1>11zzino: « Oh... grazie... grazie... io non sa1>evo ... ». Voce di donna, dolcemente: o. Ecco, per questo io ti sono apparsa ... perchè non sapevi che anche tu, col 1uo umile mestiere ... puoi sentirti, e renderti ... veramente utile alla Patria ». (Ripremle il russt1re, lonumo, sempre pii,, louumo, /rt1mmislo all'eco dcr. campa11elli11i ault1rcl1ici. Dal sottofondo aume11tt1mlo di volume, le noie di Giovinezza) Ora io mi domando se era umanamente possibile ascoltare questa piccola i.storia col viso atteggiato alla serietà del momen10, cretti sul busto come 1'f avessimo rigida dentro di noi la spada fiammeggiante dell'amor patrio, l_'f''cgliato, se mai sopito, dalla menzione. dei vecchi tubetti di pasta dm~ti(ricia e dei fondi di caffè. No, <1ues10era veramente 1roppo, e noi lo sentivamo quasi come una offesa alla nostra maturità, che considera• 'l'amo già raggiunta per essere ormai dei quasi-universitari. Ed era anche logico che mentre si spcngeva la eco del russare sommesso dello spazzino, 311

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