Volontà - anno XIV- n.2 - febbraio 1961

di alierrarlo in tutla la sua am– piezza e in tutla la sua profondità. Un solo matemalico, ad esempio, non potrebbe disimpegnarsi ent.ro i numerosi e complessi problemi che iru1>0ngono certe ricerche scicnlifi– che; e non solo per una difficoltà puramenle quantitativa, ma 1>ure qualitativa, in quanto è obbligalo ad uno studio qualitalivamenle pro– fondo di un ristretto settore della scienza a cui si dedica. Così 1>ure nel campo del lavoro in genere, ove non sarebbe possibile rifornire va– sti mercati senza esplicare un siste– ma di produzione altamente in se– rie. li cosidetto uomo-bullone, da un lato non si può dire una edifi– cante figura umana, e tuttavia è una imprescindibile necessità del lavoro odierno. D'altronde, l'uomo-automa delle moderne officine non implica una ineluttabile decadenza dello spi– rito umano: ci sarebbe benissimo il modo di essere per qlialche ora de– gli automi e per il resto della gior– nata degli uomini spiritualmente li– beri e istruiti. In altri scritti abbiamo già accen– nalo che è vera soltanto a metà la famosa formula marxista che ritie– ne la coscien::.ll come conseguenza in• tcgrale delle condizioni materiali; poichè cose e pensiero hanno bensì un rapporto costante e dinamico, ma non interamente uniforme e au– tom,atico, cioè una sorta cli causa– efle110 rigorosamente determinati, come sarebbe un campo gravitazio– nale che precisamente determina una data velocità cl.i caduta. D'al• tronde stati di coscienza primitivi, o espressioni collettive interamente passi,·e per lo svilu1>po sociale, di pura suggcs1ione ( obbedienza o al• trazione verso un carattere bellico, tendenza al mito o alle tradizioni che non dicono più nulla, carenza di pensiero critico e pusillanimità colle11iva, atteggiamenlo fatalistico o di deleteria indifferenza verso i più importanti problemi sociali, ecc.) sono sempre possibili anche in con• dizioni cli elevato benessere. E con <1uesto non intendiamo aUatto di porre, in secondo piano il problem.a della miseria economica, bensì cli rilevare il fatto che l'uomo rappre• senta un problema più complesso e più profondo di quanto si creda. Si può agire con un senso primitivo anche se si è sàturi di matematica o di medicina, oppure permeati di raf/inllte:.::.a sociale; come si può agire con un senso cli elevala e spon• tanca moralità, anche in condizio– ni rnatcrialmente m,isere. li benessere economico è senz'al– lro una base indispensabile per le comunilà umane, ma non è possi– bile chiedere ad esso la integrale risoluzione di tutti i problemi socia• li. Cosa imporla un elevato benes– sere, ad esempio, quando una quota notevolissima di tale ricchezza sia– mo costretti a sperperarla in colos• sali armamenti? Se è per questo forse è mcgl io vivere nella na– turale moralità di una com,unità esquimese, lappone o samojeda, ove il risJ)ello umano, il senso fraterno e la comprensione sono interamente reciproci (salvo nel caso che abbia– no assimilata qualche malizia dal1a nostra civiltà ...). Chiediamoci dunque se nel feno– meno specializzazione vi è impli– cita una reale decadenza del patri– monio culturale. Sarebbe un'effettiva decadenza se tale 'specializzazione divenisse, in 109

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