Volontà - anno XIV- n.2 - febbraio 1961

modo definitivo, sì1ccubc del potere politico-militare, o comuncrue stret• tamcnte lcgnta agli interessi ed ai 1>articolari egoismi di uua classe do– minante. In questo caso il pensiero non avrebbe più la forza di solle– varsi al di sopra delle contingenze storiche e di ammirare clall 1 alto il cammino percorso, il progresso com– piuto. Poiché il segreto dell'evolu– zione del pensiero consiste appunto nel poler Care, a tempo debito, una sosta di bilancio spirituale di tutto que11o ch'è staio creato dal lavoro e dall'intelligenza; e eia questa pro– fonda sintesi trarre nuo,•e e sempre 1>iÌtfattive possibilità per il futuro. L'essere umano deve saper vivere la propria cultura, e non fare di essa uno strumento esclusivamente pra– tico, vale a dire considerarla un va– lore sem1>licemente conq>lcmcntarc alla pura praticiti1 della vita e degli interessi correnti. E tale 1>cricolo è sempre latente· ne1la forma e nella sostanza della attuale società; so– pratutto quando la cultura si pre– senta come espressione di autoriti1, mezzo per ra[forzare la volontà di potenza. La s1>ecializzazione - come l'au– tomazione meccanica nei seltori tec– nici - in se stessa non si può con• siderarla un male. Lo diviene c1uan– do facciamo cli essa una sorta di guscio permanente, pronti a riti– rarsi entro tale passiva di(esa non appena c1ualcosa di nuovo o cli lu– ce inconsueta viene a colpire i no– stri sensi e il nostro animo. Men– tre quando il senso di specializza– zione è associato almeno ad una discreta libertà e spregiudicatezza di pensiero, può benissimo diveni– re un fattore cli elevata coo1>erazio– ue e cli sicuro progresso. 110 Anzi si può senz'altro aUermare che, sotto certi aspetti, la specializ. zazione scientifica e la suddivisione del lavoro abbattono - sia pllre senza una chiara consapevolezza - <1uclle barriere sociali che un tem– po erano ferree, e che suddivideva• no le comunità umane in tre caste: nobiltà-clero, artigiani e schiavi. Non solo, ma l'impeto delle ener• gic collettive diviene tale da reo• dere precarie le stesse 1rnzionali1à, in quanto comunità che intcrpre• tano la propria autonomia come un principio assoluto e indiscutibile. L'umpliarsi del sapere e del lavoro irresistibilmente ci trascina, volenti o nolcn1i 1 verso obiettivi sociali più complessi; cd è perfettamente inu– tile agire come gli struzzi. Ciò che 1>iÌlimporta è che tale vastità d'im• pulsi sociali non trascini con sè un'al– trellanla vastità cli principi autori• lari, cli egoismi e di sterminio. Se la specializzazione ci ha condolli sulla soglia dei viaggi interplnne1ari 1 non si riesce a concepire come tale am– piezza di pensiero e di lavoro non debba necessariamente contribuire ad una evoluzione di senso umano e di saggezza. Siamo d'accordo che l'evoluzione sociale non cammina di pari passo con l'e,•oluzione scienti(ica. Tale sviluppo impari e striclenle pone certamente dei gravi problemi, wa in Condo nessuna impossibi.lità di risoluzione. E' evidente che tanto 1>iÌIvelocemente la scienza canuui• na, rendendo il nostro mondo al tempo stesso piìi piccolo e più im– menso, tanto piì1 diviene urgente il problema di l"endere paralleli i due mondi ancora antagonisti nel loro spiri lo; un mondo sempre domina– to da un irrazionalismo autoritario

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