Volontà - anno XIV- n.2 - febbraio 1961

presentando il progetlo della legge uuica alla Camera, la centrale sinda– cale non raccoglieva la s(icla. li solo a,•venimento che ancbbe potuto far indietreggiare il governo era la ripresa di coscienza della direzione sindacale, la solidarietà di tulio il (ronte dei lavorulori. Il miracolo non si maniCestò. La deslra sindacale rimase se non nel suo immobilismo, in una partecipazione reticente. I parlamentari si rifugiarono nella politica del compromesso - in vista delle rcsponsabilitì1 di domani - e si rimisero alle buone grazie del re. che aveva creduto bene di interrompere la sua luna di micie in Spagna. Lo scioglimento non era più dubbio. Ci si avviava verso l'imputridimento di uno sciopero che portava in sé una volontà cli classe raramente espressa con tanta forza. Accettando la discussione davanti alle Camere, i rappre– sentanti social.isti, dei quali molti sono anche dirigenti sindacali, accetta– vano in anticipo il verdetto della democrazia. E' in queste condizioni che la Vallonia si è ripiegata su se stessa. Fino al punto di non riconoscersi pili: arri,•ò a tirar fuori dal suo arsenale romantico delle minacce di. se1>aratismo, di decentralizzazione economica e politica del paese. li gallo ,,alJone eompanc nelle manifestazioni degli scioperanti, mentre costoro cantavano 11 La marsigliese». Per mancanza di un comitato coordinatore dello sciopero generale, su scala nazionale, i regionalisti valloni si riuni• rooo a Namur e crearono il loro comitato permanente. Un passo cli più verso la scissione. A loro volta i rappresentanti socialisti valloni si riuni• rono in sessione straordinaria per redigere un appello al re, reclamante la riforma della Costituzione in senso Cccleralisla. A Liegi, il governo reagendo sempre più violentemente, fece il se– condo morto tra gli scioperanti. Nello stesso tempo il signor Eyskens faceva votare Ja sua legge con 113 voti contro 90 ccl un astenuto. Ecco, le istituzioni parlamentari erano state rispettate. La coscienza dei uoslri coraggiosi democratici era a posto. Ormai essi potevano negare ogui solidarietà con « gli elementi irresponsabili colpevoli di violenze» e im– plorare qualche piccolo emendamento alla « legge di disgrazia )). Lo scio1>ero che nel suo apogeo aveva praticamente paralizzato ogni attività del paese, trascinando nelle sue innumerevoli maniCestazioni cen– tinaia di migliaia cli lavoratori, era condannato a imputridire. Bisognava salvare l'onore. Gli uni nell'ordine, rispettando le discipl.inc sindacali; gli altri nell'indisciplina e nella collera. Soltanto la Vnllonia, nei suoi bastioni più solidi ciel centro e di Liegi, rimaneva in piedi nella batta• glia. Con la rabbia nel cuore e più che mai accesi, i lavoratori di queste grandi regioni industriali hanno coscienza de1la graudc:-:za della loro lotta. Essa non è nè la prima nè l'ultima: lo sanno. E sarì1 a ChCnée, uu sobborgo di Liegi, che il sangue ed i morti hanno segnato il punto finale di questa tragedia sociale che permetterà, certamente, in mancanza di vii• toria su uu governo reazionario, di raddrizzare tutta la ~truttura della Confedernzionc generale del Lavoro ciel Belgio (C.G.T.B.) e d'imporre ai suoi dirigenti una disciplina che, impedendo loro di integrarsi social– mente con la borghesia, li manterrà al livello della classe operaia. 99

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