Volontà - anno XIII - n.12 - dicembre 1960

ve In sua for...:a, in Spagna, ai suoi principii antistatali ed alle sue mas– sime anticollaborazionis1c con i go– verni cd i partiti. Insomma alla sua indipendenza dalle vanità parla– mentari e alle preoccupazioni eco– nomiche e rivoluzionnric. Durante la guerra civile, per gli imperativi posti dalla terribile lot– ta contro il coacervo delle potenze totalitarie, commise In leggerezza di nbbnndonare il meglio delle tradi– zioni libertarie. Tale abbandono non potè prodursi senza coriscguen– ze per il futuro dell'organizzazione. Il principio dell'abbandono circo– stanziale ebbe degli adepli tra la massa dei militanti, e i circostanzia– listi sfruttarono in seguilo l'esperi– mento precedente con la tendenza a convertire in permanente ciò chf" era stato imposto dalle circostanze. La terribile repressione del dopo• guerra dette ad intendere a molti militanti che la circostanza collabo– razionista non poteva aver termine con In fine delle ostilità militari, ma avrebbe dovuto prolungarsi fi. no al termine del regime franchista. La mentalità cfrcostanzialista pre– se piede nei comitati nazionali che si succedettero in Spagna dopo la caduta della Catalogna e di Madrid. In occasione della cosLituzione in Francia del primo governo repub– blicano in esilio, il comitato nazio– nale dell'epoca non t.entennò un mo– mento di fronte alla collaborazione ministeriale con la nomina di due ministri (J osé Lei"n e Horacio Prie– to), senza consultarsi con il grosso dei militanti che si trovavano in esi– lio. Questo « vro,umciamiento » del comitato nazionale obbedisce allo mentalità centralista e autorilaria covata durante la guerra civile, 740 quando il fiore dei rnilitan1i, i pili giovani, dinamici cd anticonformi– sti, si arruolavano nelle unità mili– lari senza attenersi agli orientamen– ti polit.ici dell'organizzazione. Eredità di quella carenza di prin– cipii e tattica tradizionale per la permanenza di una mentalità cireo– s1anzialista poli1ica, sinonimo di un dirigismo centralista non meno e– straneo alle uostrc tradizioni. Que– sta situazione si prolungò fino a che, terminata la guerra in Europa, li– berata la Francia dall'invasore teu– tonico e ristabili1e le comunicazioni tra l'Europa e il Nuovo Mondo, i militanti s1>:trpagliati per i vari con– tinenti pensarono a ristabilire i cou- 1a11ie a porsi i problemi organiz– zativi della lolla contro la tirannia spagnuola. Nel maggio del J 945 la C.N. T. indisse il suo primo Congresso del– l'esilio a Parigi. La polemica tra tradizionalisti e riformisti ebbe, in <1ucl momento, il suo periodo piì1 critico. Le sedute furono burrasco– se, però finalmente la maggioranza si pronunziò per il ritorno ai prin– cipii tattici ed alle finalità storiche. La minoranza cost.ituj un principio di scissione larvnla. li « prorwncia– mic11to » ministeriale del Comitato Nazionale di Spagna fu la scintilla che determinò l'esplosione. Incominciando da quando si pro– dusse l'assurdo delle due organizza– zioni con la siessa denominazione: una, maggioritaria, rappresentante delle nostre tradizioni libertarie, la altra, minoritaria, ferma nel propo• sito di continuare l'attività collabo– razionista iniziata nel 1936. Questa ultima frazione continuò alimentan– do con i suoi rappresentanti alcuni

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