Volontà - anno XIII - n.11 - novembre 1960

Pace dair orrido volto I L n u o N s F. N s o, saggezza degli uomini comuni, non è più suffi– ciente alla valutazione dei fatti del nostro tempo. L'uomo della strada, stupito e perplesso di fronte ai mira– coli-,strcgonerie della scienza e della tecnica, 6nisce per sentirsi una comparsa nel grande drannna del– la vicenda umana, - che potrebbe mutare in tragedia - il cui epilo– go dipende da pochi uomini, po– tenti 1>er il loro sapere o per il co– mando che hanno nelle loro mani. Rinuncia, quindi, a capire :i.nche <1uello che potrebbe capire e accet– ta tutto con. una rassegnazione in cui è implicito anche la distmzione di se stesso. Gli uomini cl.i qualsiasi paese e continente stanno assuefacendosi al– le previsioni di guena, il che signi– fica che sono pronti a subirla on– che se questa, come è pre,•isto da moltissimi, significa distruzione to– tale o quasi del nostro pianeta. L'uomo rifiuta di pensare alla morte, e tanto pil1 rifiuta di pensa– re alla guerra che di morte è mm implacabile dispensatrice, nuche se di guerra se ne parla di continuo. Non crede alla guerra finchè il can• none non tuona, le bombe non ca– dono vicino a lui, ed attorno a lui non vede che morte e distruzioni. Non credendo alla guerra è natura– le che non faccia niente per evitar– la: non si combatte contro dei fan– tasmi o degli incubi. Quest'incredulità sulle possibili- tà di una guerra, non è mai stata tanto forte e diffusa quanto oggi. Ed essa si fonde sulla potenza mo– s1ruosamcnte distruttrice delle ar– mi nucleari. Quest'e<Juilibrio del terrore che dura gii:, da troppo e che è mantenuto con tanta fatica, con tanto spreco di energie, di lavoro, di intelligenze, di danaro, è quello che ci ha salvato finora dalla guer– ra. Ma nessuno non vede o non vuol vedere quale orrido volto ab– bia la pace che noi godiamo oggi. Non si vive, non si opera e non si costruisce per l'avvenire sottomet– tendoci ogni giorno di pil1 a que– st'e<1uilibrio del terrore, Stiamo vivendo la pili grande follia che mai l'umani1à abbia co– nosciuto. La storia (ma a che cosa serve? e perehè scriverla?) è là per dirci abboudantemcnte la falsità del det– to: « chi vuol la pace apparecchi la guerra». E' là per dirci che non sono mai state le armi sempre più micidiali che ,•ia via venivano sco– perte, e neppure la comparsa del– l'areopJano che canceHava i fronti tra gli eserciti nemici e portava la morte su popolazioni inerme, tra le quali vecchi, donne e bambini, a trattenere gli uomi11i di governo dal [a re le « loro » guerre. Ma anche fosse certo, al cento per centoi che quest'« equilibrio del terrore » è quello che ci assi– cura la pace, ebbene noi non do– vremmo volerne di una pace in cui 645

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