Volontà - anno XIII - n.11 - novembre 1960

un eufemismo che nasconde la carità che ricevevano dall'Ente Comunale di Assistenza). Oggi le famiglie sono ridotte a 72 e si tratta di casi di malattie, pensioni insufficienti, ecc. Com'è avvenuto questo rapido cambiamento di situazione? Il pae• setto, considerato zona depressa ha attirato qui capitali sem1>re pronti a saltar fuori quando lo Stato li mette in condizioni di essere impie• gati in ottimi investimenti. Si sta, come si dice sul luogo, un poco pop– posamente, « industrializzandosi ». E' sorta una fabbrica per la lavora• zioue del legno, specialmente del pioppo che è di produzione locale; un'officina meccanica per costruzio– ni di stufe 'e di altri apparecchi do– mestici, ed altre J)iccole « indu– strie », I cuori di tutti si sono aper– ti alla speranza ed i contadini .si stanno trasformando in operai. Al'lche il salario minimo di 35.000 lire men.sili rapJ>resenta una situa– zione di privilegio rispetto al ma– gro reddito del contadino ed anche dello stesso agricoltore. Ecco perchè per la vendemmia, complicata maledettamente dalla pessima stagione, è stato difficile trovare del personale. Ed il con– tadino con In vendemmia, che chiu• de l'anno agricolo, sta facendo i contì. Il prezzo che gli offrivano era di L. 2.500 al quintale e per la sola vendemmia ed il trasporto ne aveva 500 di spese. Gliene rimane– vano 2.000 per le spese di coltiva. zione e per tutte le sue fatiche! No, il bilancio, non quadra affatto. Ovwique si sente dire: « solo se il contadino la,•ora da sè la terra riesce a saltarci Inori ». Il proprie– tario che la dia da lavorare non ne ricava nessun beneficio (o poco). 688 Ma neppure chi la lavora per pro• prio conto è Soddisfatto, perchè il reddito dei lavoratori agricoli ri. mane sempre inCeriore a quello de– gli operai. E perciò le diser-J:ioni dei campi in favore della fabbrica e del– l'officina. I vecchi contadini ed agricQltori sono tristi di questo fonomeno. Essi erano un tutt'uno con la lo– ro terra. Non contavano ore, non cercavano di far quadrare i bilanci alla fine dcll' anno. Qualcuno dice ancora: « Abbiamo voluto bene alla terra e la terra ci ha ricompensato ». La ricompensa consiste in un etta– re o due di terreno che è riuscito ad avere, con una casa, in proprio, a furia di lavoro duro, di rinuncie in– credibili. Ma se dovesse cessare di lavorare la sua terra dovrebbe far conto solo sulla pensione neppurP. di 5.000 lire mensili che lo Stato, qualche anno fa, si è d'cciso di ac– cordare a questa categoria di lavo– ratori che paga pili tasse di tutti. Afa questi contadini sono i super– stiti di una stirpe che sta scompa– dendo. I giovani pensano diversa– mente e sanno fare i conii meglio dei loro padri e dei loro nonni. Col'l• {1·ontano ore di lavoro, reddito, mo– do di vivere del contadino con le condizioni dell'operaio. Anche se il lavoro della terra è meno duro og. gi, per l'introduzione di mezzi mec– canizzati, anche se sulla tavola del contadino si consumano le uova e i polli del pollaio di famiglia, men• tre una volta la massaia li porta\'a al mercato per avere un poco di soldi liquidi tra un raccolto e l'al– tro, anche se molte case di campa– gna hanno il televisore e i giovani un modesto mezzo motorizzato, il djsJivello. tra i lavoratori agricoli e

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